"La Grecia è il paese che ha fatto più riforme durante la crisi" scrive il giornale citando non il ministro delle finanze greco Yannis Varufakis bensi una banca tendesca, la Berenberg, che da anni analizza lo stato delle riforme nella zona euro.
L'ultima esigenza dei creditori, respinta da Atene, e' che tagli altri 3 miliardi di spesa senza proporre una ristrutturazione del debito, rileva El Pais. "Il debito greco è insostenibile: l'Europa deve riconoscerlo una volta per tutte e concedere una ristrutturazione in cambio di riforme" dice Marcel Fratzscher, direttore del think-than tedesco Diw. "Possiamo continuare a fare finta che la Grecia pagherà tutto: ma è un errore continuare a negare la realtà e insistire che Atene deve essere punita" secondo Paul De Grauw della London School. Per l'ex-governatore della Banca di Cipro Athanasios Orphanides, le esigenze europee "sembrano soprattutto pensate per evitare un problema politico a Berlino o Madrid, piuttosto che a risolvere le difficoltà della Grecia". "Ulteriori tagli peggiorerebbero le cose. Questo non è più un dibattito economico, ma politico" per Charles Wyplosz, del Graduate Institute. Secondo il Nobel Paul Krugman "il vero problema è che cosa succederà un anno o due dopo un Grexit: il rischio per l'euro non è che la Grecia fallisca bensi che ce la faccia". "Supponiamo che una dracma molto svalutata porti legioni di turisti sulle coste dell'Ionio, e chela Grecia si riprenda. Questo provocherà ulteriori rivolte ovunque contro l'euro" e "la Germaniapotrebbe cercare di sabotare il dopo-euro in Grecia". (ANSAmed).