(di Paola Del Vecchio) - MADRID - La Catalogna ha deciso di potenziare la prevenzione del radicalismo islamico tra i giovani, anche perchè nelle scuole pubbliche mancano insegnanti di Islam e figure di riferimento per nuove generazioni musulmane. E' per tale motivo che saranno avviati corsi di preparazione per dirigenti scolastici, docenti e personale in quartieri 'a rischio'. "In Catalogna c'è un grande problema di insegnamento dell'islam nelle scuole pubbliche: ci sono 77mila studenti musulmani che non hanno professori di religione islamica. Dove l'apprendono? Spesso in Internet, nel luogo peggiore", evidenzia Ignacio Cembrero, per 30 anni esperto del Magreb del quotidiano El Pais. Cembrero ha appena pubblicato il libro 'La Spagna di Allah' (Ediz. Esfera de los Libros), un viaggio nelle comunità musulmane iberiche, stimate in circa due milioni di persone, delle quali oltre 550mila in Catalogna, pari al 10% della popolazione. "Solo piccole élites della prima ondata migratoria dal Magreb negli anni '70 sono integrate. Per gli immigrati negli anni '90 si sono prodotti solo ghetti, come quello di Ca n'Anglada, un quartiere di Terrassa (Barcellona), dove vivono 17mila musulmani e non un catalano", afferma Cembrero. "E non ci sono maestri nelle scuole, nonostante gli accordi del 1992 dello Stato con le confessioni religiose minoritarie prevedano che, su richiesta di almeno 10 alunni, si debbano allestire classi di religione musulmana. Bisogna rettificare e insegnare l'islam moderato e laico", rileva l'autore. Nel libro di Cembrero è citata una recente inchiesta della giornalista Ana Taixidor della tv catalana TV3, che documenta come centinaia di minori calatani vengano inviati dalle famiglie per lunghi periodi in madrasse ad apprendere il Corano: "Prima dello scoppio della guerra andavano in Siria, ma dopo si sono spostati in Gambia. L'inchiesta documenta 120 alunni, di origini magrebine o subsahariane, che non parlavano una parola d'arabo, perché quasi tutti catalani di nascita, inviati a scuole di Corano a Serrakunda (Gambia)". rileva Cambrero. "Con quali soldi, chi finanziava i viaggi? I genitori intervistati rispondevano che era più economico mandarli alla madrassa che mantenerli in casa in Catalogna". Che i rischi di radicalizzazione nei ghetti catalani siano elevati, secondo l'esperto, è dimostrato anche dal salto qualitativo degli attacchi di Barcellona e Cambrils. "A differenza degli attentati di Londra, Parigi o Bruxelles - spiega il giornalista - gli autori non erano lupi solidari, ma una cellula ben organizzata, che ha lavorato in segreto per almeno 9 mesi, con l'ambizione di colpite un grande obiettivo. E la radicalizzazione alla jihad di questi giovani marocchini - conclude - in questo caso non è avvenuta nelle reti sociali".
(ANSA) XDP