Il dossier rileva che nel 2017 sono stati oltre 22.000 i migranti sbarcati in Spagna, il triplo rispetto all'anno precedente, con un costo umano insostenibile, di 223 vittime. "Questa situazione reclama subito una nuova politica migratoria, che non converta le nostre frontiere in luoghi in cui scompaiono i diritti di rifugiati e migranti", ha detto la segretaria generale di Cear, Estrella Galán, citata dai media. Nel rapporto, che pone sotto la lente di ingrandimento la realtà in vari punti delle coste di Andalusia, delle enclavi in Marocco di Ceuta e Melilla e delle Canarie, la Commissione ha evidenziato come manchino le informazioni per i migranti sulla loro situazione dal punto di vista amministrativo e come vi siano ostacoli che rendono difficoltose le richieste di asilo.
Il dossier segnala anche che nelle strutture portuali vi siano luoghi di reclusione dove i migranti sono detenuti in condizioni non adeguate e dove, molto spesso, mancano interpreti per informarli dei loro diritti. E' inoltre "molto grave" per la Cear che sia utilizzata in maniera sistematica la detenzione nei Centri di internamento temporaneo (Cie), senza tenere conto della situazione individuale delle persone sbarcate, con pesanti violazioni dei diritti umani e della stessa legislazione spagnola, che prevede la privazione della libertà individuale solo come estrema ratio. Una spia evidente della caotica situazione, secondo il dossier - realizzato dall'Osservatorio del diritto di asilo, delle migrazioni forzate e le frontiere di Cear - sono le enclavi spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla. In particolare in quest'ultima, dove nessun migrante nel 2017 ha potuto chiedere asilo. Questa circostanza, assieme alla mancanza di corridoi sicuri per profughi o rifugiati, fa sì che sempre più persone in cerca di asilo in Spagna scelgano rotte marittime più pericolose, mettendo a rischio la vita. Lo testimoniano le imbarcazioni sempre più precarie - spesso canotti gonfiabili a remi - sulle quali i migranti raggiungono le coste andaluse.
"Quello che per noi è un giocattolo per bambini, sull'altra sponda del Mediterraneo è spesso l'unico modo che hanno molte persone, minori incusi, per tentare di raggiungere un futuro migliore, rischiando di morire", ha denunciato Galán. L'emergenza sulle coste spagnole ha conseguenze ancora più gravi nel caso dei minori non accompagnati, per i quali il rapporto Cear rileva la mancanza di un'identificazione adeguata, per cui sono spesso costretti a condividere spazi di soggiorno provvisorio con adulti, con conseguente violazione dei loro diritti. La Commissione per il Rifugiato rileva infine un aumento delle donne vittime della tratta di esseri umani, provenienti dalla Nigeria, ma anche dalla Costa d'Avorio, della Guinea Conakry e dalla Repubblica democratica del Congo.
Spesso adolescenti e minori che non ricevono tutela per i propri diritti, perché istruite dalle mafie a dichiararsi maggiorenni, con la promessa di poter così continuare il viaggio della disperazione verso l'Europa. In vista di un aumento della pressione migratoria sulla frontiera Sud, sulla rotta del Mediterraneo occidentale, la Cear reclama "un piano d'azione a livello statale e un protocollo per dare una risposta adeguata e unitaria a una situazione davanti alla quale non si può continuare a improvvisare". (ANSAmed).