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Unicef denuncia mancata protezione in Spagna migranti minori

Save The Children: Stop a espulsioni immediate a frontiera Sud

01 marzo, 14:32

(di Paola Del Vecchio) (ANSAmed) - MADRID, 1 MAR - I minori sono una percentuale cospicua dei migranti che hanno raggiunto la Spagna, almeno 13mila i ragazzi a carico delle varie regioni, secondo quanto calcolato dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNCHR) nel 2018. I rischi e i pericoli che affrontano durante il viaggio, ma anche quando arrivano a destinazione, sono ovviamente superiori rispetto a quelli affrontati dai minori che emigrano con le proprie famiglie. E, tuttavia, nonostante siano tutelati da politiche per l'infanzia e non sottoposti a quelle per il controllo migratorio, una volta nel sistema di protezione la loro situazione diventa più difficile e "le vulnerabilità non vengono attenuate bensì acutizzate". E' quanto denuncia un rapporto presentato da Unicef, con i risultati di una ricerca realizzata fra il 20 settembre e il 16 ottobre 2018 in centri di protezione per i minori e nelle strade di Melilla, Ceuta, Madrid e Andalusia. Fra i problemi identificati, la mancanza di mediatori che conoscano la lingua dei residenti nei centri di accoglienza; l'assenza di assistenza giuridica; i casi di maltrattamenti; la presenza di un solo psicologo in media per oltre 600 minori; le difficoltà di accedere all'educazione; ma anche i limiti spesso rilevati nell'azione di supervisione delle procure minorili, i particolare nella determinazione dell'età dei minori. "Dall'arrivo alla frontiera in poi, i bambini e bambine praticamente non hanno assistenza giuridica gratuita né rappresentanza legale ai processi in cui i loro diritti sono in gioco", denuncia il rapporto, citato da El Pais. Assieme alle "lungaggini ingiustificate" degli iter per i permessi di residenza, a causa di "un sistema saturo".

Al 30 settembre del 2018, solo 395 richieste di permesso di residenza erano state autorizzate dalle regioni sulle 5mila relative a minori giunti di recente. Benché il governo di Pedro Sanchez abbia stanziato 40 milioni di euro per finanziare le comunità autonome che hanno accolto un maggiore numero di migranti minori lo scorso anno, il documento di Unicef rileva "la necessità di un Piano nazionale fra Stato e regioni, responsabili della tutela dei ragazzi stranieri non accompagnati", che assicuri un coordinamento e una politica di protezione omogenea in tutto il Paese.

A denunciare le carenze nel sistema di accoglienza, protezione e integrazione dei minori non accompagnati è anche la ong Save The Children nel rapporto 'Los mas solos'. Nel 2017 sono stati 2.177 i ragazzi giunti in territorio spagnolo per via marittima, pari al quadruplo di quelli arrivati nel 2016. La maggior parte di loro sono adolescenti di 16 o 17 anni, ma ci sono anche ragazzini di 9 e 10 anni, che a volte preferiscono vivere in strada piuttosto che dormire ammassati nei centri di accoglienza, in condizioni non sempre adeguate. Nel 2017 sono stati almeno 825 i minori - 770 ragazzi e 55 ragazze - che, in fuga dai centri, hanno abbandonato il sistema di protezione e non si sa dove siano attualmente. Se sono registrati, "entrano in un sistema di protezione che non dà loro molte speranze, per l'attesa di almeno una settimana di un adulto che parli nella loro lingua" e i tempi lunghi dell'iter che li lascia in un limbo, e spesso termina con l'espulsione dal sistema di protezione, al compimento dei 18 anni, "senza che abbiano fatto in tempo ad accedere al processo di integrazione". Fra le pratiche denunciate, le deportazioni immediate alle frontiere delle enclavi di Ceuta e Melilla degli stranieri riusciti a passare in territorio iberico, che impediscono di rilevare l'eventuale presenza di minori. Una pratica che "viola il principio di non respingimento" e "i diritti fondamentali tutelati dai trattati internazionali di diritti umani" sui quali si è già pronunciata la Corte europea di Strasburgo e per la quale Nazioni Unite hanno condannato la Spagna. (ANSAmed).

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