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Vaticano:card.Becciu,abbiamo bisogno di preti irreprensibili

A beatificazione martiri Oviedo, basta con chi turba popolo Dio

09 marzo, 13:55

(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 09 MAR - "Con la santità della loro vita, i nuovi Beati parlano soprattutto alla Chiesa di oggi. Essi, con il loro sangue, hanno fatto grande la Chiesa e hanno dato splendore al sacerdozio. Siamo tutti turbati dagli scandali che sembrano non avere fine e che sfigurano il volto della Sposa di Cristo. Abbiamo bisogno di seminaristi, di preti, di persone consacrate, di pastori generosi come questi martiri di Oviedo. Abbiamo bisogno di preti onesti e irreprensibili che portino le anime a Dio e non causino sofferenze alla Chiesa e turbamento al popolo di Dio". E' il pressante monito lanciato dal cardinale angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei santi, celebrando l'omelia nella messa di beatificazione di µngel Cuartas Cristóbal e otto Compagni Seminaristi, morti martiri nelle Asturie. Il rito è stato officiato a Oviedo, in Spagna. Angel Cuartas Cristobal e i compagni sono martiri della guerra civile uccisi durante il conflitto protrattosi dal 1936 al 1939 a causa della loro fede.

"Provenienti da famiglie cristiane semplici e da un ceto sociale basso, figli della terra delle Asturie - ha anche detto il card. Becciu -, oggi la Chiesa riconosce in questi nove Beati quella luce che ha brillato nell'oscurità della notte e continua a illuminare la strada dei credenti di oggi. Per questo la Chiesa, nel proclamarli 'Beati', ringrazia il Signore per la potenza che ha manifestato nella loro vita cristianamente virtuosa e nella loro morte eroica. La loro testimonianza è di grande attualità: essi non fuggirono di fronte alle difficoltà, bensì scelsero la fedeltà a Cristo. Il messaggio di questi seminaristi martiri parla alla Spagna e parla all'Europa con le sue comuni radici cristiane. Essi ci ricordano che l'amore per Cristo prevale su ogni altra scelta e che la coerenza della vita può portare fino alla morte. Ci ricordano - ha aggiunto - che non si possono accettare compromessi con la propria coscienza e che non vi è altra autorità umana che possa competere con il primato di Dio". "Questi nove giovani - ha poi ricordato sui seminaristi dell'arcidiocesi di Oviedo -, erano convinti della propria vocazione al sacerdozio ministeriale, sinceramente impegnati in un cammino formativo. Entusiasti, cordiali e devoti, si sono dedicati pienamente allo stile di vita del Seminario, fatto di preghiera, di studio, di condivisione fraterna, di impegno apostolico. Si sono sempre mostrati determinati a seguire la propria vocazione, nonostante il clima di intolleranza religiosa e consapevoli delle insidie e dei pericoli ai quali sarebbero andati incontro. Hanno saputo perseverare con particolare fortezza fino all'ultimo istante di vita, non negando la loro identità di chierici in formazione. L'affermazione della condizione di essere chierici equivaleva ad una sentenza di morte, che poteva essere compiuta immediatamente oppure dilazionata, ma non c'era alcun dubbio sul destino che attendeva i seminaristi, una volta individuati". (ANSA).

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