Un ragazzo marocchino tirato, fatto cadere da un muro di recinzione e preso a sassate, è stato soccorso in ospedale in pstato di shock, assieme a due operatori contusi, informano fonti investigative citate dai media. Soltanto l'intervento dei Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, che presidiava l'entrata, ha impedito che domenica mattina un gruppo di una sessantina di giovani assaltasse nuovamente il centro Cal Granxo. Fonti dell'amministrazione catalana, citate da El Pais, parlano di "un'aggressione razzista intollerabile e ingiustificabile", che è stata denunciata alla Procura per i reati di odio. Ed hanno annunciato che la Generalitat si costituirà parte civile nel processo. Ma la preoccupazione per gli arrivi in massa dei minori migranti non accompagnati nella regione - stimati in 1.489 nel 2017, in 3.659 nel 2018 e in 5.500 alla fine del 2019 - cresce con l'aumento degli episodi di intolleranza. L'assalto al centro Cal Granxo è il terzo, dopo quello registrato lo scorso 28 febbraio nella struttura 'Can Xatrac' a Canet de Mar (Barcellona), che dall'ottobre scorso ospita una cinquantina di minori marocchini. Nello stesso giorno, una quarantina di abitanti della località hanno protestato davanti al Comune per la situazione di insicurezza provocata a loro dire dalla presenza dei giovani migranti. Cinque giorni dopo, il 5 marzo, un uomo armato di machete ha fatto irruzione nello stesso istituto e tentato di ferire i giovani stranieri, ma è stato bloccato a tempo dagli operatori.
Arrestato dalla polizia e accusato di minacce, l'uomo è tornato in libertà, denunciato a piede libero. "Non crediamo che la situazione sia preoccupante", ha sostenuto in dichiarazioni ai media il responsabile per l'uguaglianza, le migrazioni e la cittadinanza della Generalitat, Oriol Amoros, in riferimento agli ultimi episodi.
Amoros ha rilevato che nella maggioranza dei 150 centri per minori non accompagnati esistenti nella regione l'accoglienza è pacifica, pur ammettendo la situazione di emergenza provocata dall'aumento degli arrivi. "Sono strutture sovraffollate, al collasso e con liste d'attesa, dove i minori stranieri non partecipano a progetti educativi, né ricevono un'attenzione personalizzata", rileva il vicepresidente del Collegi d'Educadors Socials de Catalunya, Lluis Vila, citato da El Periodico. Una situazione che porta molti dei minori migranti, in gran parte di nazionalità marocchina, a scappare e a cercare per conto proprio opportunità di lavoro, "per inviare denaro alle famiglie, che hanno investito tutti i propri averi nel viaggio per inviarli al di là dello Stretto di Gibilterra", spiegano gli educatori. "E' un modello di accoglienza che non funziona, siamo ai limiti dell'aiuto umanitario", assicurano alla Ong Save The Children. "E' essenziale che questi ragazzi entrino in contatto con la comunità, che si facciano progetti comuni nei paesi in cui vivono, perché possano liberarsi dello stigma impostogli all'arrivo", argomenta Emilie Rivas, presidente della Ong in Catalogna. Gli operatori sociali reclamano una 'road map' di progetti e una calendarizzazione degli interventi, dopo il finanziamento di 50 milioni di euro destinato alle regioni per l'accoglienza dei minori migranti non accompagnati, approvato dal governo socialista uscente di Pedro Sanchez.
(ANSA)