(ANSAmed) - ROMA, 3 GEN - La Spagna ha (quasi) un governo: lo
guiderà Pedro Sanchez e sarà formato dall'alleanza fra i suoi
socialisti e la sinistra antisistema di Podemos di Pablo
Iglesias, più i nazionalisti baschi del Pnv. La fumata bianca,
attesa dopo mesi di impasse e quattro elezioni anticipate in
quattro anni, è stata permessa dalla sinistra indipendentista
catalana dell'Erc, il cui Consiglio nazionale nella serata di
ieri ha approvato a stragrande maggioranza il voto di astensione
dei suoi 13 deputati. E che consentirà a Sanchez di avere la
maggioranza al voto di fiducia (che in Spagna si chiama
"investitura"), calendarizzato il 7 gennaio. Ma avrà un prezzo
politico: il riconoscimento del "conflitto catalano" come
"politico", e non più solo come crimine istituzionale. Conflitto
che andrà quindi risolto con un "tavolo negoziale bilaterale",
che non preveda "veti" su alcuna proposta, come è scritto nero
su bianco nell'accordo Erc-Psoe, di cui il quotidiano El Pais ha
anticipato il testo. Quindi, si presume, neanche un'eventuale
riproposta del "referendum sull'autodeterminazione" della
Catalogna, dopo quello unilateralmente convocato dalla
Generalitat di Barcellona e finito con una sequela di arresti e
condanne, tra cui quella del leader dell'Erc, Oriol Junqueras. I
repubblicani catalani hanno chiesto che il tavolo abbia come
condizioni che il negoziato sia fra 'governi', non abbia
preclusioni o argomenti tabù e abbia invece un calendario di
lavori. Concessioni non da poco strappate ai socialisti di
Sanchez, che nella campagna per le elezioni politiche di
novembre avevano ostentato intransigenza nei confronti
dell'indipendentismo catalano, che diventò il maggiore ostacolo
a un accordo preelettorale con Podemos, favorevole ad una
apertura politica. Un prezzo del quale Sanchez sarà chiamato a
rispondere politicamente dall'opposizione: dal Partido popular
(Pp), fautore dell'intransigenza 'giustizialista', dai centristi
di Ciudadanos, per non parlare dell'ultradestra di Vox, che deve
gran parte dei suoi 52 seggi in Congresso, la Camera bassa del
parlamento spagnolo, alla sua totale opposizione a qualsiasi
disunità della Spagna. Il Paese ora si avvia ad avere, per la
prima volta nell'era democratica del dopo-Franco, un governo
decisamente spostato a sinistra, per formare il quale non
bastavano da soli i seggi dei socialisti e di Podemos, che
assommano a 155 su 350 deputati. I 13 astenuti dell'Erc e i 7
del Pnv non bastano ancora per la maggioranza di 176 richiesta
per passare il primo voto di fiducia, in programma nel fine
settimana. Ma è previsto che passi il secondo, il giorno dopo
l'Epifania, in cui sarà richiesta la maggioranza semplice.
(ANSA).
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