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I catalani sono chiamati domenica alle urne per il rinnovo del Parlamento e la formazione della 13/ma legislatura della regione autonoma spagnola: alla vigilia del voto, riportano i media locali, il nome di chi salirà alla Generalitat è nelle mani degli indecisi. E molti si chiedono se in Catalogna c'è ancora voglia di indipendentismo.
La campagna elettorale condotta in piena pandemia, infatti, si è chiusa con un apparente pareggio fra i tre partiti favoriti: Psc (Partito dei socialisti di Catalogna), Erc (Sinistra repubblicana di Catalogna) e Junts (Uniti per la Catalogna).
Inoltre, a complicare le cose si profila un veto indipendentista all'ex ministro della Sanità spagnolo - oggi candidato presidente del Psc - Salvador Illa. E non da ultimo una lotta interna tra il presidente ad interim della regione, Pere Aragonès (ERC), e la candidata alla presidenza Laura Borràs (Junts).
Un mix di variabili complesso, quindi, che è destinato a condizionare i patti per la formazione del nuovo governo. In questo scenario, le forze in campo hanno raddoppiato negli ultimi giorni gli appelli alla partecipazione al voto, proprio per cercare di convincere gli indecisi, sapendo che la vittoria potrebbe dipendere da manciata di voti, come sottolinea il quotidiano catalano La Vanguardia.
Per ora i sondaggi danno il Psc in forte crescita (fino al 22%), seguito dagli indipendentisti di Junts di Carles Puigdemont che avrebbe il 20% al pari di Erc. Ai liberali di Ciudadanos (Cittadini) andrebbe circa il 10%, mentre al partito di destra Vox circa il 7% e al Partito Popolare circa il 5%.