Gli aumenti del prezzo dei carburanti, scattati un minuto dopo la mezzanotte tra il 4 e il 5 marzo, hanno scatenato in Tunisia una ondata di proteste, sia da parte delle associazioni di tutela dei consumatori, che delle categorie direttamente interessate. Che, al di la' degli oggettivi interessi corporativi, con l'annuncio di imminenti forme di protesta hanno inteso rafforzare il loro conclamato ruolo di potenti lobbies in seno all'economia tunisina. Se le proteste delle associazioni di consumatori hanno motivazioni abbastanza comprensibili (l'aumento del prezzo dei carburanti avra' un effetto-trascinamento su quello dei prodotti soprattutto alimentari, svilendo ancora di piu' il gia' debole potere d'acquisto dei salari), quelle dei titolari di licenze per il trasporto pubblico mirano ad obiettivi che appaiono complessi. Nel protestare contro gli aumenti, ne contestano gli effetti generalizzati, nel senso che il provvedimento del governo non fa alcuna distinzione, colpendo quindi tutti, anche coloro che dei carburanti fanno, per cosi' dire, un uso professionale. La protesta, quindi, potrebbe essere riassunta nella richiesta - non formulata esattamente in questi termini - di un regime di favore, ovvero prezzi agevolati, o del ritocco delle tariffe, per consentire un recupero delle spese. Una battaglia difficile perche' potrebbe aprire la strada ad altre proteste, come quella degli autotrasportatori che si trovano nella medesima condizione.
I gestori delle stazioni di servizio, da parte loro, hanno colto al volo l'occasione loro concessa dagli aumenti per rinnovare il pacchetto di rivendicazioni, che sono tante, datate e soprattutto importanti. L'annuncio delle organizzazioni di categoria della chiusura degli impianti dal 15 al 17 marzo, sull'intero territorio nazionale, e' sostenuta da un pacchetto di richieste, la prima delle quali verte sulla necessita' di rendere nettamente piu' efficace la lotta al contrabbando, che ormai in Tunisia e' divenuto un fenomeno conclamato e di difficile soluzione. Dalla vicina Libia arrivano, quotidianamente, migliaia di litri di benzina e gasolio che poi vengono tranquillamente venduti per strada da improvvisati distributori, senza alcun intervento repressivo. Con un danno che per l'Erario e' enorme al punto tale che ne e' difficile la quantificazione.
Come si puo' capire, un dossier spinoso che cadra' sulle spalle del governo che, a meno di sorprese, tra poche ore comincera' ufficialmente il suo cammino, tra mille difficolta' ed altrettante trappole.
(ANSAmed).