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Migranti: Ong tunisina denuncia rimpatri forzati da Italia

Violano diritto circolazione previsto da norme internazionali

23 ottobre, 09:45

(ANSAmed) - TUNISI, 23 OTT - L'Ong Forum tunisino per i diritti economico e sociali (Ftdes) ha denunciato in un comunicato "le operazioni di rimpatrio forzato collettivo non giustificate, contrarie ai diritti umani" e ricordato che "il diritto di circolazione è garantito dalle Convenzioni internazionali nei confronti di tutti". Queste operazioni di rimpatrio, secondo il Ftdes, sono contrarie all'art. 33 della Convenzione di Ginevra relativa allo status di rifugiati del 1951 e del suo protocollo addizionale del 1967 che precisa una serie di misure da adottare prima di poter procedere ai rimpatri.

In questo ambito, il Ftdes chiede la revisione delle convenzioni bilaterali con il governo italiano che non rispetta - secondo l'Ong tunisina, le convenzioni internazionali.

Il Ftdes denuncia inoltre le condizioni di accoglienza dei migranti irregolari tunisini come non degne e non in regola con il rispetto dei diritti umani.

Nel comunicato vengono inoltre messe sotto accusa le politiche migratorie dell'Unione europea, che prediligono un approccio sicuritario alla gestione delle migrazioni, con la creazione di una "fortezza Europa" che appunto non rispetta le convenzioni internazionali. "L'Ue, invece di reagire in modo umano ai flussi migratori, incoraggiando le operazioni di salvataggio in mare e garantendo la sicurezza di queste persone, preferisce chiudere le proprie frontiere tramite le procedure di espulsione dei migranti irregolari", si legge nel comunicato.

Secondo il Ftdes, che segue con grande inquietudine la questione dei rimpatri forzati collettivi nei confronti dei tunisini, anche la visione della cooperazione con i paesi del Sud è ingiusta, e mira alla chiusura delle frontiere ed alla esternalizzazione della gestione delle frontiere.

Il Ftdes aggiunge di essere in coordinamento con partner della società civile italiana per fornire un'assistenza legale e ai migranti rinchiusi nei centri di accoglienza in Italia.

(ANSAmed)
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