Una singolarità messa in evidenza anche dalla missione di osservazione elettorale (Moe) a Tunisi dell'Unione europea, che ieri in una nota, pur felicitandosi con la Commissione superiore indipendente per le elezioni (Isie) e l'Alta autorità indipendente per la comunicazione audiovisiva (Haica) per l'organizzazione dei dibattiti televisivi non ha potuto fare a meno di constatare che "uno dei candidati che avrebbe dovuto partecipare al dibattito del 7 settembre, Nabil Karoui, non è stato in grado di potersi esprimere a causa della sua incarcerazione preventiva da parte della giustizia, dal 23 agosto". "La missione elettorale Ue, - si legge ancora nella nota - rispettando pienamente l'indipendenza del potere giudiziario, invita le autorità competenti ad adottare le misure necessarie al fine di permettere a tutti i candidati, tra cui Karoui, di condurre una campagna elettorale nel rispetto del principio di parità di opportunità all'elezione presidenziale, così come enunciato dalla legge elettorale tunisina, e dai regolamenti in vigore". Anche per la missione di osservazione elettorale dell'Ong Carter Center, "la detenzione del candidato alle presidenziali, Nabil Karoui, una settimana prima dell'inizio della campagna elettorale, basata su un'indagine in corso dal 2017, ha aumentato le speculazioni secondo le quali il processo elettorale sarebbe influenzato da altre considerazioni che non siano quelle dello stretto rispetto della legge". Il Carter Center sottolinea ancora in una nota, che la capacità di Karoui di condurre la campagna elettorale è compromessa poiché egli non può agire personalmente mentre è in carcere e ''si ignorano gli effetti di un suo passaggio al secondo turno mentre è ancora in custodia cautelare''. Gli avvocati di Karoui non si sono arresi e hanno chiesto di far intervistare il loro candidato dalla tv privata El Hiwar Ettounsi. Autorizzazione concessa da parte della Commissione superiore indipendente per le elezioni (Isie), a condizione che l'intervista venga condotta "nel quadro delle disposizioni regolamentari in vigore", ma non è arrivato il via libera da parte della magistratura. Nelle stesse condizioni di Karoui anche un altro candidato, il discusso uomo d'affari Slim Riahi, accusato anch'egli di reati fiscali, in fuga in Francia, che ieri aveva anche presentato un ricorso urgente alla magistratura perché leso nel suo diritto di non poter partecipare al dibattito in tv. Questi argomenti rischiano di distogliere l'attenzione degli elettori dai programmi dei singoli candidati e di monopolizzare l'interesse dei media anche stranieri riguardo a questioni di parità di opportunità che debbono essere garantite in democrazia, lasciando intravedere la possibilità, sempre che le condizioni non cambino nel frattempo, che a passare al secondo turno sia un candidato in custodia cautelare preventiva. Uno scenario del tutto inedito per la giovane democrazia tunisina e non solo.(ANSAmed).
Tunisia: osservatori, appello a parità chance candidati
Karoui, in carcere, e Riahi, in Francia, esclusi da dibattiti tv
Una singolarità messa in evidenza anche dalla missione di osservazione elettorale (Moe) a Tunisi dell'Unione europea, che ieri in una nota, pur felicitandosi con la Commissione superiore indipendente per le elezioni (Isie) e l'Alta autorità indipendente per la comunicazione audiovisiva (Haica) per l'organizzazione dei dibattiti televisivi non ha potuto fare a meno di constatare che "uno dei candidati che avrebbe dovuto partecipare al dibattito del 7 settembre, Nabil Karoui, non è stato in grado di potersi esprimere a causa della sua incarcerazione preventiva da parte della giustizia, dal 23 agosto". "La missione elettorale Ue, - si legge ancora nella nota - rispettando pienamente l'indipendenza del potere giudiziario, invita le autorità competenti ad adottare le misure necessarie al fine di permettere a tutti i candidati, tra cui Karoui, di condurre una campagna elettorale nel rispetto del principio di parità di opportunità all'elezione presidenziale, così come enunciato dalla legge elettorale tunisina, e dai regolamenti in vigore". Anche per la missione di osservazione elettorale dell'Ong Carter Center, "la detenzione del candidato alle presidenziali, Nabil Karoui, una settimana prima dell'inizio della campagna elettorale, basata su un'indagine in corso dal 2017, ha aumentato le speculazioni secondo le quali il processo elettorale sarebbe influenzato da altre considerazioni che non siano quelle dello stretto rispetto della legge". Il Carter Center sottolinea ancora in una nota, che la capacità di Karoui di condurre la campagna elettorale è compromessa poiché egli non può agire personalmente mentre è in carcere e ''si ignorano gli effetti di un suo passaggio al secondo turno mentre è ancora in custodia cautelare''. Gli avvocati di Karoui non si sono arresi e hanno chiesto di far intervistare il loro candidato dalla tv privata El Hiwar Ettounsi. Autorizzazione concessa da parte della Commissione superiore indipendente per le elezioni (Isie), a condizione che l'intervista venga condotta "nel quadro delle disposizioni regolamentari in vigore", ma non è arrivato il via libera da parte della magistratura. Nelle stesse condizioni di Karoui anche un altro candidato, il discusso uomo d'affari Slim Riahi, accusato anch'egli di reati fiscali, in fuga in Francia, che ieri aveva anche presentato un ricorso urgente alla magistratura perché leso nel suo diritto di non poter partecipare al dibattito in tv. Questi argomenti rischiano di distogliere l'attenzione degli elettori dai programmi dei singoli candidati e di monopolizzare l'interesse dei media anche stranieri riguardo a questioni di parità di opportunità che debbono essere garantite in democrazia, lasciando intravedere la possibilità, sempre che le condizioni non cambino nel frattempo, che a passare al secondo turno sia un candidato in custodia cautelare preventiva. Uno scenario del tutto inedito per la giovane democrazia tunisina e non solo.(ANSAmed).