Sembrano dunque aprirsi spiragli per una possibile soluzione politica del conflitto: entrambe le fazioni in lotta, il premier di Tripoli Fayez al-Sarraj e il suo rivale Khalifa Haftar, hanno accettato ieri l'invito della cancelliera Angela Merkel nella capitale tedesca e hanno assicurato che siederanno al tavolo con gli altri leader regionali e mondiali. E Berlino mette le mani avanti - "Non si possono risolvere tutti i problemi con una conferenza. Si tratta dell'inizio di un processo politico, che avviene sotto l'egida delle Nazioni Unite", fa sapere il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert.
Ma la tregua che ne è il presupposto continua ad essere fragile: Haftar, che ieri ha garantito la "volontà di andare avanti con il cessate il fuoco", che regge da una settimana, nonostante la sua mancata firma a Mosca, oggi è stato accusato dal presidente turco, Recep Tayuyip Erdogan, di essere "uomo affidabile", che avrebbe "continuato anche ieri a bombardare Tripoli". Quanto al campo di Tripoli, il Governo di accordo nazionale (Gna) di al-Sarraj, ha chiesto che domenica nella capitale tedesca ci siano anche la Tunisia, definito Paese "di grande importanza, poiché è un Paese confinante che ha protetto migliaia di sfollati libici", e il Qatar, "che era ed è ancora il principale Paese a sostegno della rivoluzione del 17 febbraio".
Queste premesse sono state salutate dal premier Giuseppe Conte come un "ottimo segnale". Ora tutti, Russia compresa, guardano a Berlino come a un'ultima spiaggia mentre a tutto tondo continuano contatti frenetici tra le cancellerie, spostamenti e incontri. (ANSAmed).