Il ministro tunisino degli Affari locali Lotfi Zitoun, ha chiarito in aula il 28 aprile scorso, in seguito a riconoscimento - per un errore burocratico - da parte dello stato tunisino di un matrimonio tra due omosessuali, un francese e un tunisino, sancito in Francia e trascritto all'anagrafe tunisina, che "nella fattispecie detto matrimonio non è né conforme alla legge francese né alla legge tunisina, che non riconosce il matrimonio omosessuale". La notizia, data dall'associazione per i diritti degli omosessuali 'Shams', aveva suscitato sorpresa ma anche molti dubbi.
"L'omosessualità in Tunisia - ricordano le associazioni - infatti è ancora punibile con tre anni di reclusione ai sensi dell'articolo 230 del codice penale. La condivisione e la diffusione di questa disinformazione su tutti i media ha solo contribuito a creare più tensioni e violenze nei confronti delle persone LGBTQI+". "Abbiamo lavorato in rete e insieme, indipendentemente dai tentativi di rendere invisibili le nostre lotte e ci impegniamo a continuare il nostro lavoro ponendo la sicurezza e la protezione della comunità LGBTIQ + come la nostra priorità assoluta. Siamo solidali con le comunità LGBTIQ +, i rifugiati, i richiedenti asilo, i migranti e le prostitute contro l'oppressione e la violenza. Esistiamo e continueremo a lottare per la giustizia e la parità di diritti per tutti", affermano. (ANSAmed)