(di Claudio Accogli) (ANSAmed) - ROMA - Nuovo colpo di scena nella vicenda del cosiddetto 'Stato parallelo' in Turchia: la Procura ha chiesto l'arresto dell'imam Fethullah Gulen, che secondo l'accusa sarebbe il capofila di una rete terroristica che pianifica "complotti sporchi" ai danni del governo di Ankara. Ma la giornata è stata caratterizzata anche dal rilascio del direttore di Zaman, Ekrem Dumanli, fermato la scorsa domenica in un giro di vite contro agenti di polizia e media, tutti presunti appartenenti alla rete di Gulen, dal 1999 autoesiliato in Usa.
"Non riuscirete e metterci il bavaglio. Se i media rimarranno in silenzio, Zaman non lo farà", ha detto Dumanli di fronte a una folla di migliaia di sostenitori, radunatisi davanti al tribunale di Istanbul che esaminava il caso. E' accusato, al pari degli altri finiti in manette, di essere alla testa di un gruppo terroristico armato. Il governo "vuole zittire gli oppositori", ha tuonato il direttore di Zaman, al quale il procuratore ha chiesto conto di un paio di articoli pubblicati dal giornale in cui si citava Gulen.
La Procura ha tuttavia confermato il fermo per un altro big dei media turchi considerati oppositori di Erdogan: resta in carcere Hidayet Karaca, boss della tv Samanyolu, accusato formalmente di "gestire un'organizzazione terroristica" e tre responsabili di polizia accusati di farne parte.
Gulen, l'influente capo della confraternita islamica Hizmet, è un ex-alleato del presidente Recep Tayyp Erdogan e oggi considerato il suo nemico numero uno. Dal dicembre del 2103 il governo ha 'dichiarato guerra' al predicatore, che avrebbe costituito "uno Stato nello Stato" e complottato per rovesciare il presidente. Tra le accuse, anche quella di aver ordito una campagna mediatica per sostenere le inchieste per corruzione avviate dalla magistratura contro decine di personalità vicine al governo, quando Erdogan era primo ministro. (ANSAmed).