Discendente da una potente famiglia di mercanti e banchieri giunta da Venezia nel 1746, racconta come nel 1847 i suoi antenati - insieme ai levantini francesi - misero su la prima banca dell'Impero, la Banque de Constantinople. ''La Sublime Porta aveva bisogno di molti crediti. Grazie alla nostra capacità di finanziare il Sultano, avevamo ottenuto molti privilegi e l'esclusività di alcuni porti''. Con la caduta dell'Impero ottomano e l'arrivo di Kemal Ataturk al potere, questo mondo cosmopolita cambia, quasi scompare del tutto. Compresa una figura che per secoli ebbe un grande ruolo: quella del dragomanno, ossia l'allora traduttore, interprete e guida, ''che nei secoli passati e fino ai primi del Novecento rendeva possibili i rapporti politici, commerciali e culturali degli Stati europei con l'Impero ottomano'', come spiega Livio Angelisanti, ormai l'ultimo dragomanno italiano in Turchia. Oggi ha senso infatti parlare di 'semplice' interprete.
''Nel 1927 la lingua ottomana - un misto di arabo e persiano - viene abbandonata e vengono adottati i caratteri latini'', e tutto cambia. Anche il ruolo del dragomanno, spiega Angelisanti - nato a Istanbul come un tempo veniva richiesto dagli interpreti presso la Sublime Porta, ''che generalmente erano nati a Istanbul da almeno un genitore italiano e uno locale'' - e che da 34 ricopre questo incarico per il governo italiano. Mantenere dunque viva la memoria di questa gloriosa comunità che ha servito l'Impero ottomano non è facile. In molti non sanno più parlare italiano. L'interesse ''nei nostri confronti però non manca'', sostiene Baltazzi. ''Sia l'Italia che la Turchia si stanno interessando a questa comunità''. Grazie all'aiuto della Camera di Commercio italo-turca, ''abbiamo cercato di ritrovare le famiglie levantine che vivono ormai all'estero e le abbiamo invitate a parlare e a raccontare le loro storie''. A guardarli da fuori, questi ''franchi d'acqua dolce'', come spesso venivano chiamati dai sultani, sembrano vivere in un altro mondo. Un mondo che non c'è più: ''dove la vita assumeva un ritmo mediorientale e dove l'occidentale assumeva qualcosa di orientale''. (ANSAmed).