ISTANBUL- "Se i raid militari russi e siriani" nella zona di Aleppo continueranno allo stesso ritmo, "l'afflusso di rifugiati verso la Turchia potrebbe raggiungere un milione" di persone. Con il passare delle ore, gli allarmi per la crisi umanitaria nel nord della Siria si fanno sempre più forti. Mentre Ankara ipotizza gli "scenari peggiori" per sollecitare l'intervento della comunità internazionale e accusa la Russia di "bombardare i civili senza pietà", l'Onu lancia un appello proprio alla Turchia perché riapra immediatamente le sue frontiere, dove da giorni sono ammassati oltre 30mila profughi fuggiti dai raid. A puntare il dito contro Mosca è anche il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, secondo cui l'ondata di rifugiati è una "diretta conseguenza" dei suoi raid. Ma il Cremlino respinge le accuse, ricordando che "nessuno ha mai addotto delle prove attendibili", annuncia di aver proposto agli Usa uno "schema assolutamente concreto" per risolvere la crisi siriana.
"Circa 70mila nuovi rifugiati siriani potrebbero raggiunge la frontiera turca" se l'offensiva di Assad e della Russia nell'area di Aleppo proseguirà all'intensità attuale, ha detto stamani il premier di Ankara Ahmet Davutoglu, promettendo di non chiudere le porte ai rifugiati.
Davutoglu ha inoltre accusato le forze di Assad e la Russia di impedire il passaggio di aiuti umanitari, bloccando il corridoio che collega Aleppo con la frontiera turca. Le autorità di Ankara hanno più volte spiegato di voler fornire assistenza a questi nuovi rifugiati "il più possibile" in territorio siriano.
Circa 30mila persone sono ammassate da giorni al valico di frontiera di Oncupinar, nella speranza di poter entrare in Turchia. Finora Ankara ha permesso solo l'ingresso in casi singoli di emergenze sanitarie.