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Multe Ue a chi non accetta profughi, rivolta dei Paesi est

Estesi controlli confini per 5 paesi. Sì a esonero visti per Turchia

05 maggio, 10:33

Profughi siriani in cammino dopo essere stati respinti dalla Macedonia al confine con la Grecia nei pressi di Idomeni Profughi siriani in cammino dopo essere stati respinti dalla Macedonia al confine con la Grecia nei pressi di Idomeni

(di Patrizia Antonini)

- BRUXELLES - Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia sono in rivolta contro l'ipotesi di un "equo meccanismo" di ridistribuzione di richiedenti asilo ed il conseguente contributo di solidarietà" da 250mila euro per ogni profugo non accolto, previsti dalla proposta della Commissione Ue per la riforma di Dublino.

"E' un ricatto inaccettabile", mette in guardia il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, mentre quello ceco Lubomir Zaoralek definisce la proposta di Bruxelles "una spiacevole sorpresa".

E dopo aver presentato ricorso, così come Bratislava, alla Corte Ue contro lo schema di ricollocamenti da Italia e Grecia imposto con un voto a maggioranza l'estate scorsa, ora Budapest è sempre più decisa ad andare avanti col referendum contro le quote. Il governo del premier nazionalista Viktor Orban indirà il quesito già entro ottobre. D'altra parte, anche durante le riunioni degli ambasciatori dei 28 (Coreper) i quattro Paesi di Visegrad non avevano fatto mistero della loro chiusura.

Sul fronte opposto, Roma, Berlino e pochi altri puntavano invece ad una gestione totalmente europea dei profughi, con lo scardinamento della responsabilità per il Paese di primo ingresso.

Bruxelles alla fine ha mantenuto l'impianto attualmente in vigore con una formula ibrida, per cercare di raggiungere il maggior numero di consensi possibile.

Intanto il premier britannico David Cameron, impegnato nella campagna referendaria di giugno contro la Brexit, è uscito rafforzato dall'aver ottenuto la possibilità di tenersi alla larga dall'iniziativa, grazie alla formula dell'opt in.

"Il vecchio regolamento di Dublino, non ha funzionato. E' stato ucciso dalla pressione senza precedenti", afferma il commissario Ue alla Migrazione Dimitris Avramopoulos. E il vicepresidente vicario Frans Timmermans sottolinea che non può esistere una "solidarietà à la carte". "Se non ci sarà solidarietà qui, nel breve termine - dice - non ci sarà solidarietà in altri settori".

Il capogruppo S&D all'Europarlamento Gianni Pittella invoca invece "garanzie chiare sul fatto che le sanzioni siano applicate in modo debito. Per noi la solidarietà deve essere vincolante o è carità".

A far discutere è anche la raccomandazione della Commissione Ue con cui permette a Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia di estendere i controlli temporanei alle frontiere interne fino ad un massimo di sei mesi. L'iniziativa, sulla base di un articolo del Codice Schengen mai usato prima, è legata alle carenze persistenti nella gestione greca delle frontiere esterne. Proprio per questo tra i confini oggetto dei 'check' non figura il Brennero. Ma secondo un portavoce della cancelleria austriaca, Vienna legge nella decisione "una conferma delle misure prese finora" e "nessun ostacolo a nuove misure al confine con l'Italia, se la situazione dovesse cambiare". Per il premier Matteo Renzi, al Brennero l'Austria sta facendo un "esercizio di propaganda pericoloso".

Mal di pancia si registrano anche per il via libera di Bruxelles, seppur condizionato, all'esonero per i visti alla Turchia, tra i punti controversi dell'intesa con Ankara sulla gestione dei migranti. La Turchia ha soddisfatto 67 dei 72 criteri, ma per fine giugno e l'ok definitivo dovrà completare il lavoro. Al Parlamento Ue le varie famiglie politiche si preparano ad un attento scrutinio, promettendo che "le regole non saranno annacquate". E in particolare, il leader del Ppe Manfred Weber chiede che sia creato un "freno d'emergenza".

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