(di Cristoforo Spinella)
(ANSAmed) - ISTANBUL, 16 OTT - Più del 10 per cento dei 54
mila rifugiati siriani rientrati in patria dalla Turchia con un
permesso temporaneo per la festività islamica del Sacrificio
(Eid al-Adha) non hanno fatto ritorno. Lo indicano i dati
diffusi dalle autorità locali.
La scorsa estate, un sistema di registrazione ad hoc era
stato creato per permettere ai profughi, che in Turchia godono
di uno status di protezione temporanea, di recarsi in Siria per
raggiungere familiari e zone d'origine e poi rientrare
legalmente nel Paese. Un totale di 53.798 rifugiati avevano
attraversato fino al 30 agosto il valico di Oncupinar, nella
provincia frontaliera di Kilis, diretti principalmente nelle
zone settentrionali ritenute sicure dopo l'operazione militare
turca 'Scudo dell'Eufrate'. Alla scadenza del termine fissato
per il rientro, nella giornata di ieri, 6.715 persone non hanno
fatto ritorno, perdendo così formalmente le tutele concesse da
Ankara.
Secondo i media locali, i rientri volontari si sono
concentrati soprattutto nelle città di Jarablus, Azaz, al-Rai,
al-Bab e Marea, oltre che in alcune aree di Aleppo. "Non c'è
niente di meglio del proprio Paese. Sarà sempre meglio che in
qualsiasi altro Paese", è stato il commento alla stampa di
Ankara del 19enne siriano Rahaf, tornato in patria per la festa
del Sacrificio.
Un analogo ritorno a casa temporaneo per i siriani era stato
consentito a giugno per la festività dell'Eid al-Fitr, alla fine
del mese sacro islamico del Ramadan, quando si era registrato il
passaggio di centomila profughi.
Secondo l'Unhcr, la Turchia ospita oltre 3,2 milioni di
rifugiati siriani, più di qualsiasi altro Paese al mondo. Di
questi, meno del 10 per cento ha trovato accoglienza nei campi
profughi, allestiti principalmente nelle zone di confine. Gli
altri sono distribuiti in tutto il Paese, spesso in alloggi di
fortuna e sovraffollati. Dopo una politica delle 'porte aperte'
durata diversi anni, la frontiera turco-siriana è stata chiusa
nel 2015, salvo casi eccezionali, come la presenza di feriti
gravi.
La scorsa settimana, Ankara ha avviato un nuovo intervento
militare in Siria nella provincia nord-occidentale di Idlib,
condotto nell'ambito delle zone di 'de-escalation' concordate
con Russia e Iran nei colloqui di Astana. Lo scopo dichiarato è
di allargare la zona cuscinetto sotto il suo controllo e frenare
l'avanzata dei curdi, accerchiando l'enclave di Afrin.
(ANSAmed).