Continueremo con Manbij, Ayn al Arab (Kobane, ndr), Tal Abyad, Rasulayd e Qamishli, fino all'eliminazione totale del corridoio del terrore" nel nord della Siria, ha detto Erdogan ad Ankara, sostenendo che a due mesi dall'inizio dell'operazione militare 'Ramoscello d'ulivo' sono saliti a 3.622 i miliziani curdi dell'Ypg e dell'Isis "neutralizzati" (cioè uccisi, feriti o fatti prigionieri).
Inoltre, ha aggiunto, "abbiamo invitato Baghdad a risolvere il problema" del Pkk curdo. "Se non accadrà, interverremo anche a Sinjar", nel nord Iraq. "Una notte, potremmo entrare a Sinjar all'improvviso", ha concluso il leader turco, rievocando la stessa espressione usata prima dell'intervento militare ad Afrin. Ma un alto dirigente curdo-siriano, Aldar Xeliln, avverte: con "l'occupazione" turca di Afrin "tutto il nord della Siria è in pericolo". Secondo Xelil, Erdogan punta a ristabilire l'influenza in Siria che fu dell'impero Ottomano.
Secondo fonti locali curde e l'Osservatorio siriano per i diritti umani, Afrin è ormai quasi interamente sotto il controllo turco, anche se permangono alcune sacche di resistenza di combattenti curdi dell'Ypg. (ANSAmed).