ROMA - C'è Sari, la soriana rossa e bianca che vive vicino alla Torre di Galata; e poi Bengu, la gattina grigia che controlla il quartiere industriale; Aslan Parasi, guardiano di un ristorante di pesce sulle rive del Bosforo; Psikopat, che si è guadagnata il rispetto dei venditori del quartiere di Samatya; Deniz, il giocherellone del gruppo; Gamsiz, l'abile scalatore e lottatore; e infine Duman, che vive nei quartieri alti di Istanbul. Sono i sette gatti, o meglio i sette protagonisti, scelti dalla regista turca, Ceyda Torun, quali interpreti del film documentario ''Kedi. La città dei gatti'', dedicato alla città di Istanbul e alle sue diverse anime. La pellicola, che sarà presentata in anteprima in oltre 40 sale Uci Cinemas oggi e domani e a seguire sarà programmata nei principali cinema d'Italia, è una ''lettera d'amore a quei gatti e alla città'', come spiega Torun. ''Sono cresciuta a Istanbul fino all'età di undici anni - racconta la regista che oggi vive a New York - e credo che la mia infanzia sarebbe stata infinitamente più solitaria se non fosse stato per i gatti e io non sarei la persona che sono oggi. Sono stati i miei amici e confidenti e dopo il trasferimento, ogni volta che mi capitava di tornare a Istanbul, trovavo la città sempre meno riconoscibile ad eccezione di una cosa: i gatti, unico elemento costante e immutato che incarnava l'anima stessa della metropoli''. Con l'aiuto dei negozianti e dei cittadini la regista ha ricostruito le loro storie, mentre per girare il documentario ha progettato ''macchine fotografiche per gatti'', seguendo i suoi protagonisti a quattro zampe per i vicoli bui e gli scantinati abbandonati; usato droni per filmarli sopra i tetti e li ha seguiti per catturare immagini cinematografiche. Dopo due mesi di riprese, racconta, sono emersi i racconti e i temi: dall'amore alla perdita; dalla gioia alla solitudine, fino all'appartenenza.
Il film è stato campione d'incassi negli Stati Uniti, in Francia, Olanda, Germania e in Turchia.