(di Cristoforo Spinella)
(ANSAmed) - ISTANBUL, 3 GIU - I pescatori nel Corno d'Oro e
il ponte di Galata che collega la penisola storica di
Sultanahmet con il quartiere genovese di Pera, il Gran Bazar
caotico e fitto di commerci e lo sguardo malinconico e
silenzioso sulle rive del Bosforo. È un viaggio nell'anima della
Istanbul che fu quello che si intraprende osservando le foto di
Ara Guler, il più famoso dei fotografi turchi, morto
nell'ottobre scorso all'età di 90 anni dopo una vita passata a
immortalare ogni angolo della sua città insieme ai volti dei
miti del Novecento, da Picasso a Churchill. Un viaggio racchiuso
in una stanza dalla mostra "Due archivi, una selezione: seguendo
i passi di Ara Guler a Istanbul", appena inaugurata e visitabile
fino al 17 novembre al museo Istanbul Modern, che l'ha
organizzata in collaborazione con il museo cittadino che da
alcuni mesi è dedicato interamente al leggendario artista di
origine armena. "Abbiamo iniziato a selezionare i lavori di Ara
Guler sin dal 2004 per diverse mostre, ma non ne avevamo mai
organizzato una dedicata soltanto a lui", spiega ad ANSAmed la
curatrice Demet Yildiz, che è anche responsabile della sezione
fotografica di Istanbul Modern. Ne è nato un percorso per luoghi
e immagini, dove ogni foto viene associata sulla mappa alla zona
in cui venne scattata per accompagnare il visitatore a scoprire
la città insieme all'artista, in quell'identificazione profonda
che ha dato origine alla definizione classica di Guler come
'L'occhio di Istanbul'.
Negli ultimi trent'anni, il cuore economico, turistico e
culturale della Turchia ha vissuto un'espansione incontrollata
di cui non si intravede la fine, sfondando la soglia dei 15
milioni di abitanti e cambiando irrimediabilmente il proprio
aspetto. Una megalopoli travolta da un'ondata di traffico e
cemento che però non smette di vagheggiare gli scorci rurali e
gli angoli di silenzio tratteggiati dagli scatti di Ara Guler.
Contraddizioni che ne rivelano l'anima profonda. "Sono foto
scattate dagli anni '50 alla fine degli anni '80. Dalla metà del
secolo scorso, Istanbul è cambiata molto. E quando guardiamo
queste foto ci viene in mente la Istanbul che vogliamo
ricordare, una sorta di età dell'innocenza a cui vorremmo
appartenere. È una forma di nostalgia. Le sue foto - analizza
Yildiz - sono così famose e così amate che quando gli
istanbulioti ricordano il passato, lo fanno attraverso questi
scatti. È per questo che sono così importanti, e siamo spinti a
continuare a guardarli".
Accanto alle immagini immortalate del fotogiornalista - come
amava definirsi, perché i fotogiornalisti "sono quelli che con
la loro macchina fotografica scrivono la storia" - ci sono
preziosi cimeli di una carriera lunga settant'anni, dagli
accrediti stampa ai negativi, dalle macchine fotografiche ai
timbri. Attrezzi di un mestiere ormai profondamente cambiato,
proprio come Istanbul. (ANSAmed).
YLL