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Yemen nel caos: premier si dimette e kamikaze fa strage

Almeno 43 morti. Si pensa ad Al Qaida

10 ottobre, 10:11

Attentato suicida a Sanaa Attentato suicida a Sanaa

(ANSAMED) - ROMA, 10 OTT - Lo Yemen a rischio deriva, nonostante gli sforzi dell'Onu e i tentativi del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi: le dimissioni del nuovo premier Ahmed Awad ben Mubarak e un attentato suicida a Sanaa che ha provocato 43 morti e una settantina di feriti hanno segnato ieri un'ennesima giornata di caos nel Paese, sempre più vicino alla guerra civile. Un kamikaze si è fatto esplodere nei pressi della grande piazza Tahrir dove era convocata una manifestazione dei ribelli sciiti del movimento Ansar Allah che hanno il controllo della capitale: nessuna rivendicazione ma la matrice è probabilmente quella dei sunniti di Al Qaida, che hanno ripetutamente minacciato una guerra a tutto campo contro gli sciiti accusati, tra l'altro, di legami con l'Iran. L'attentato, nel quale sono rimasti uccisi anche molti bambini, ha aggravato l'atmosfera di sbandamento che si respira in tutto il Paese e ancora di più a Sanaa. Il panico è stato totale. La gente, terrorizzata, è fuggita in tutte le direzioni mentre gli ospedali lanciavano appelli a donare il sangue. Forte la condanna del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha condannato "nei termini più forti" il massacro e ha sottolineato come questi "brutali crimini non abbiano alcuna giustificazione", qualunque ne sia la motivazione. Una strage avvenuta poco dopo l'annuncio delle dimissioni da parte del primo ministro Mubarak, nominato solo martedì, e che ha rimesso il suo mandato nelle mani del presidente spiegando che la rinuncia ha "l'obiettivo di proteggere il Paese contro le divisioni". Un cedimento alla pressione del capo dei ribelli Abdel Malek al-Houthi, che aveva minacciato di organizzare una gigantesca manifestazione contro la nomina del neo premier. Accettando la richiesta di Mubarak "di essere sollevato dalla sua missione di formare il nuovo governo", Hadi ha depotenziato l'effetto del raduno sciita, ma si è ulteriormente indebolito, confermando lo scetticismo di molti osservatori che aveva accompagnato l'accordo tra sciiti e sunniti mediato dall'emissario dell'Onu, Jamal Benomar, che aveva messo fine ai combattimenti nella capitale tra ribelli e forze dell'ordine. Secondo l'accordo, si sarebbe dovuto nominare un primo ministro neutrale in cambio di un ritiro degli sciiti dalla capitale e del loro disarmo, con l'avvio di un processo di transizione. Ma gli sciiti hanno presto contestato la nomina di Mubarak, giudicata inadeguata "ad esprimere la volontà del popolo", e denunciato un presunto ruolo di Washington e Riad dietro alla scelta del tecnocrate 46enne già capo di gabinetto del presidente. (ANSA). GA/ S0B QBXB

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