(di Alberto Zanconato) (ANSAmed) - BEIRUT - Lo Yemen rischia di sprofondare nel caos. Dopo gli Usa, anche la Gran Bretagna e la Francia hanno deciso di chiudere le proprie ambasciata a Sanaa, e la Germania e l'Italia hanno invitato anche i propri cittadini rimasti per assoluta necessità a partire quanto prima, mentre l'inviato dell'Onu, Jamal Ben Omar, afferma che il Paese si trova "sull'orlo di una guerra civile".
Quattro anni dopo l'inizio delle manifestazioni che, sull'onda delle Primavere Arabe, portarono all'uscita di scena dell''uomo forte' Ali Abdullah Saleh, il Paese appare drammaticamente spaccato, mentre le istituzioni statali sono al collasso. I ribelli sciiti Houthi, scesi l'estate scorsa dal nord, si sono ormai impadroniti della capitale, dove da gennaio hanno posto praticamente agli arresti domiciliari il presidente Abed Rabbo Mansur Hadi e i suoi ministri. In diverse altre regioni del Paese è forte la resistenza delle popolazioni e dei clan sunniti, che accusano gli Houthi di essere la 'longa manus' dell'Iran. In questa situazione confusa prospera Al Qaida che proprio nello Yemen, secondo gli Stati Uniti, ha i suoi nuclei operativi più pericolosi, nonostante i ripetuti bombardamenti dei droni americani.
Secondo il Site, sito di monitoraggio dell'estremismo islamico, alcuni gruppi di combattenti qaedisti nel Paese avrebbero giurato recentemente fedeltà allo Stato islamico. E a rendere ancor più complicata la situazione vi è la presenza di un forte movimento secessionista nel Sud, che vorrebbe la creazione di uno Stato separato, come quello esistito fino al 1990. La Farnesina ha sottolineato oggi che anche l'ambasciata d'Italia a Sanaa è temporaneamente chiusa ai servizi per il pubblico, avvertendo che c'è un "rischio particolarmente alto di sequestri per i cittadini occidentali" e che "la minaccia terroristica è molto diffusa".
Secondo fonti citate dalla televisione panaraba Al Jazeera, i ribelli Houthi si sono impossessati di una ventina di autoveicoli dell'ambasciata americana dopo che la sede diplomatica era stata evacuata. Mentre l'agenzia Ap riferisce che migliaia di sostenitori delle milizie sciite hanno manifestato nelle vie di Sanaa gridando slogan di 'Morte all'America' e 'Morte a Israele', uno scenario che ricorda quello della rivoluzione iraniana del 1979, di cui oggi ricorre l'anniversario. Questa coincidenza è stata sottolineata con toni trionfalistici anche dalla televisione Al Manar del movimento sciita libanese Hezbollah, alleato di Teheran.
Nelle stesse ore, altre migliaia di manifestanti anti-Houthi sono sfilati nelle strade di Taiz, la terza città yemenita, nel Sud-Ovest del Paese, uno dei centri della protesta che quattro anni fa portò alle dimissioni di Saleh. Ma gli Houthi, che ora hanno nelle loro mani 10 delle 22 province del Paese, sembrano più che mai intenzionati a proseguire nella loro marcia per impadronirsi di quelle che ancora sfuggono al loro controllo. L'ultima città da loro espugnata è stata ieri quella di Radda, nella provincia centrale di Al Bayda, dove nove persone sono state uccise e 15 ferite negli scontri con forze locali che cercavano di opporsi all'avanzata dei ribelli sciiti. (ANSAmed).