L'annuncio è storico perché, per ora almeno sulla carta, si realizza un vecchio obiettivo della Lega araba realizzato temporaneamente solo nel 1973 combattendo Israele ma mai reso strutturale a causa delle note divisioni interne dell'organizzazione che è condizionata dall'alleanza saudita-egiziana, da quella turco-qatariota e dalla "mezzaluna sciita" (l'influenza di quest'ultima è stata confermata da distinguo fatti valere da Iraq e Libano durante il summit). Per evitare veti paralizzanti, è stata adottata la formula dell'adesione volontaria e indiscrezioni parlano di una dotazione di 40 mila uomini con aerei, navi e mezzi blindati leggeri con quartier generale in Egitto o Arabia saudita.
Stabilire composizione e modalità di intervento richiederà quattro mesi e quindi qualcosa dovrebbe vedersi ben prima del prossimo vertice 2016 che come annunciato a Sharm si svolgerà in Marocco.
L'Egitto ha auspicato che la prima missione si svolga in Yemen ma un messaggio di Vladimir Putin, sostenitore dell'Iran, è suonato come un altolà. In ogni caso la richiesta del presidente russo di una soluzione negoziale per la Siria ha innescato una velata accusa di ipocrisia da parte del ministro degli Esteri saudita: "la Russia propone soluzioni pacifiche mentre continua ad armare il regime siriano", ha notato Saud Al Faisal. Il vertice comunque ha dichiarato sostegno all'operazione "Decisive storm" per reinstallare al potere il presidente yemenita Abed Rabbo Mansour Hadi, cacciato dai ribelli sciiti filo-iraniani Houthi. Per il quarto giorno vi sono stati raid in almeno due punti del paese, soprattutto mirati a distruggere i missili balistici di cui si sono impossessati i ribelli minacciando la confinante Arabia saudita.
Gli Houthi hanno fatto scappare circa 1.800 detenuti da un carcere e si registrano scontri con le tribù nel sud.
L'insicurezza generale sta spingendo all'esodo, dopo i dipendenti Onu, anche quelli di paesi come Pakistan (600 già in fuga) e India (è in allestimento un ponte aereo per 4.000 persone).(ANSAmed).