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Yemen, stallo negoziale nell'infinita guerra dimenticata

Popolazione è allo stremo, altre violenze in tutto il Paese

14 settembre, 19:21

(di Lorenzo Trombetta) (ANSAmed) - BEIRUT, 14 SET - Non raggiungono in massa le coste italiane ma i drammi da cui scappano sono altrettanto feroci di quelli nordafricani e mediorentali: negli ultimi mesi oltre 10mila yemeniti hanno lasciato il loro Paese, lacerato da un conflitto dimenticato e che nelle ultime ore ha registrato un nuovo inasprimento di violenza. Le Nazioni Unite affermano che 21 milioni di yemeniti, su un totale di 26 milioni, hanno urgente bisogno di aiuti umanitari. Di questi, 19 milioni non hanno accesso ad acqua potabile e 13 non hanno cibo a sufficienza.

Sul terreno intanto cinque guardie di frontiera saudite sono stati uccise domenica lungo la frontiera con lo Yemen, mentre nella regione di Maarib 25 miliziani sono morti in scontri a fuoco sabato, e un raid condotto da un drone Usa ha ucciso quattro persone nell'est del Paese.

I negoziati mediati dall'Oman e dalle Nazioni Unite sono di nuovo a un punto morto, dopo che il presidente yemenita Abed Rabbo Mansour Hadi, in esilio in Arabia Saudita, ha annunciato che non parteciperà alle trattative fino a quando i ribelli filo-iraniani Houthi non rispetteranno la risoluzione Onu che chiede il ritiro degli insorti dalle zone occupate nei mesi scorsi.

Da marzo, l'Arabia Saudita ha formato una coalizione sostenuta dagli Usa e composta da Egitto e dagli altri Paesi del Golfo per contrastare l'avanzata degli Houthi. Secondo l'Onu, i raid aerei condotti dalla Coalizione inter-araba hanno ucciso circa 4.500 persone, di cui 2.100 civili.

Dal canto loro, gli insorti Houthi, che si dicono vicini politicamente all'Iran, un anno fa avevano accerchiato e poi conquistato la capitale Sanaa, costringendo alla fuga il presidente Hadi verso il porto meridionale di Aden. Dopo l'assedio di Aden da parte degli insorti, a febbraio Hadi si è rifugiato a Riad.

Il raìs ha però annunciato domenica che sta preparando un ritorno nel porto, tradizionale roccaforte dei secessionisti sudisti ostili al governo unitario di Sanaa. Da luglio, truppe speciali saudite e degli Emirati Arabi Uniti (Eau) sono sbarcate ad Aden per tentare di respingere gli Houthi verso nord e far sì che la città possa ospitare il governo di Hadi. Il presidente ha annunciato che intende tornare dopo la festa del Sacrificio alla fine del mese.

Ma i qaedisti, da anni presenti nelle regioni centro-orientali, hanno colmato molti vuoti creati dalla guerra civile. E tra giugno e agosto scorsi hanno conquistato il porto di Mukalla e una zona periferica di Aden. A complicare il ritorno in patria di Aden c'è anche l'ostilità di milizie sudiste, per ora alleate dei sauditi ma non favorevoli a veder ripristinato il governo centralista di Sanaa.

Oltre ai cinque soldati uccisi ieri alla frontiera, un pilota di un elicottero militare saudita è morto in seguito alla caduta del velivolo nella regione di Taif. A morire nelle ultime settimane non sono solo civili yemeniti, miliziani insorti e loro rivali lealisti ma anche soldati del Qatar e degli Emirati.

Dopo un primo contingente sbarcato tra giugno e luglio ad Aden, altre forze speciali di Abu Dhabi sono state impegnate nella regione di Maarib dove si sono registrati sabato intensi scontri a fuoco. In tutto, secondo i bollettini ufficiali di Abu Dhabi, sono 52 i soldati degli Emirati uccisi dall'inizio dell'estate: il bilancio più grave da quando la confederazione araba è nata nel 1971. (ANSAmed).

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