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Cinema: Festival Cairo, storia di Nojoom 10 anni,divorziata

Yemen, la regista Al Salami denuncia fenomeno spose bambine

18 novembre, 14:37

(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - IL CAIRO, 18 NOV - ''Ho odiato la mia famiglia con tutte le mie forze. Per anni, ogni giorno, ho pianto. Poi ho capito: le donne di casa erano vittime della società. In fondo mia nonna diceva che le donne sono fatte per essere seppellite o sposate''. Aveva 11 anni la regista e scrittrice yemenita Khadija Al Salami quando la famiglia la obbligò a sposare un uomo molto più vecchio di lei. Violentata e malmenata dal consorte, dopo essersi ribellata, Khadija viene rispedita indietro dal marito alla sua famiglia, come fosse merce difettosa. ''Mia madre - racconta all'ANSA - ne aveva 8 quando fu obbligata a sposarsi''. Proprio come la protagonista del suo primo lungometraggio, I am Nojoom, age 10 and divorced (2014), presentato al pubblico egiziano in questa 37esima edizione del Festival internazionale del Cinema del Cairo (fino al 20 novembre). In tutti i suoi documentari (circa una quindicina), da A stranger in her own city (2005) a Amina (2006), Khadija mette a nudo le storie di discriminazioni e sofferenze - ma anche di coraggio - delle tantissime giovani yemenite obbligate a contrarre matrimonio quando ancora bambine. Un fenomeno diffuso non soltanto nel suo Paese - più povero fra quelli arabi, dove circa il 70 per cento delle donne è analfabeta e ''dove secondo i dati Onu il 52% delle giovani si sposa prima dei 18 anni e il 14% in età inferiore ai 14'' - ma anche in Egitto, Sudan, Somalia o Iran. La storia di Nojoom è una storia vera e a lieto fine.

Obbligata a sposare un uomo di 30 anni da cui riesce a fuggire, grazie all'aiuto di un avvocato si rivolge a un tribunale e ottiene il divorzio. Grazie alla sua audacia, Khadija Al Salami, che oggi di anni ne ha 49, è riuscita a scappare dallo stesso inferno, finire la scuola negli Stati Uniti - grazie a una borsa di studio - e laurearsi. Da tempo vive a Parigi, dove per un decennio ha curato il centro culturale dell'ambasciata yemenita, organizzando mostre e facendo conoscere le enormi bellezze della terra della Regina di Saba. ''Ho mostrato i due volti dello Yemen, un Paese in cui continuo a viaggiare e girare i miei film'', spesso clandestinamente, come nel caso di Nojoom o di Amina, la ragazza data in sposa a 11 anni e che accusata di avere ucciso il marito era stata condannata a morte a soli 15 anni. Interessatasi del caso della ragazzina, Al Salami chiede un permesso speciale per entrare in prigione e passare un'ora con lei. ''Proprio una settimana prima della sua esecuzione''.

In realtà, con la compiacenza dei secondini ''riuscì a passare sette giorni nascosta in carcere insieme a lei''. Il caso arriva all'attenzione dell'allora presidente Saleh a cui Khadija chiede personalmente la liberazione della ragazzina. ''E' stato un puro caso, ma grazie al mio documentario Amina venne liberata''. Oggi la ragazza ha 26 anni e vive all'estero. Il fenomeno delle bambine spose in Yemen è ancora presente, ''soprattutto nelle zone più remote e negli ambienti poveri, come quello da cui provengo io''. Una piaga, rimarca, ''che viene negata da una certa parte della società yemenita benestante, ma che si combatte soprattutto grazie all'istruzione e parlandone''. Per questo, quando è uscito Amina ''ho comprato un proiettore e ho fatto girare il documentario nei villaggi e le reazioni sono state molto positive''. Donna minuta e dall'enorme tenacia, per lo Yemen Khadija ha fatto molto, meritando anche la Legion d'Honneur. ''Con il mio lavoro ho aperto la strada ad altre registe yemenite. ''Sono stata la prima, oggi ce ne sono diverse''. I am Nojoom, age 10 and divorced, conclude, verrà presentato a Milano il 21 novembre prossimo e a Torino a dicembre. (ANSAmed).

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