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Librandi,ritrovati 184 vitigni autoctoni

Ci sono anche 77 varietà assenti da Catalogo mondiale delle viti

(di Clemente Angotti) (ANSA) - CIRO' MARINA (CROTONE), 3 DIC - Sono 184 i vitigni calabresi autoctoni, "perduti e ritrovati", selezionati nel 2001, e messi a dimora nel 2003 in avveniristici filari, dall'azienda Librandi di Cirò Marina. Un repertorio vivente di antichi testimoni della millenaria cultura enologica calabrese, ma anche un vero e proprio giacimento, pare come non ce ne siano in nessun altro posto al mondo, su cui sono stati eseguiti lo studio del Dna, un'accurata analisi ampelografica, lo studio virologico e quello enologico.
    Non un lavoro puramente accademico ma, come sottolinea Nicodemo Librandi, attualmente presidente della Librandi Spa e per decenni assieme al fratello Tonino, venuto a mancare nel 2012, componente di un'affiatatissima coppia di capitani coraggiosi dell'imprenditoria agricola meridionale, "realizzato tenuto fermo l'obiettivo di produrre attraverso di esso, e da subito, delle ricadute pratiche". E' con questo spirito d'altronde che i Librandi hanno chiamato a lavorare al progetto i più importanti ricercatori italiani del mondo del vino, quegli stessi che hanno applicato le tecnologie più innovative per conoscere lo stato fitosanitario dei vitigni, per condurre microvinificazioni e analisi sensoriali, per misurare e identificare sostanze aromatiche, polifenoli e quant'altro fino a disegnare i profili organolettici dei vini ottenuti.
    I risultati ottenuti parlano da soli. Sul totale di 184 varietà, 77 sono assolutamente uniche, non presenti nel Catalogo mondiale delle viti, mentre su 28 varietà sono stati realizzati i profili enologici perché presentano caratteristiche molto interessanti da un punto di vista morfologico e risultano enologicamente competitivi. Ma c'è di più. Un altro campo sperimentale - sono in tutto sette, tra vigneti e collezioni in vaso, quelli impiantati nelle terre dei Librandi - è stato dedicato alla selezione clonale di gaglioppo, magliocco e pecorello e si è riusciti a registrare per la prima volta quattro cloni di gaglioppo, altrettanti di magliocco, due di pecorello. Così anche la Calabria ha potuto così avere i cloni dei suoi vitigni autoctoni registrati esattamente nel Registro nazionale della vite del vino con regolare decreto ministeriale pubblicato tre anni fa sulla Gazzetta Ufficiale. Un lavoro tutt'altro che estemporaneo per l'azienda Librandi, 232 ettari vitati di proprietà in sei tenute, con una cantina che come poche altre è in grado di interpretare tradizione vignaiola, e che ha tagliato il traguardo dei due milioni e mezzo all'anno di bottiglie nelle ultime vendemmie vantando un export che sfiora il 50% e copre oltre 40 Paesi in tutti i continenti: dalla Germania agli Usa, dal Giappone alla Russia, dal Regno Unito alla Cina compresi Danimarca, Libano e Australia.
    Una storia di passione e impresa, la loro, lunga un secolo.
    L'azienda, che ha cominciato a imbottigliare con proprie etichette negli anni '50, vede ormai protagonista attiva la terza generazione, quella dei nipoti del fondatore. E già si prepara ad entrare in vigna anche la quarta.(ANSA).
   

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