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Identità al femminile, in mostra le opere di Ravaioli

Identità al femminile, in mostra le opere di Ravaioli

A Castel dell'Ovo 'Identikit', a cura di Marisa Lepore

29 giugno 2018, 20:38

Redazione ANSA

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A Napoli 'Identikit ' di Carlo Ravaioli - RIPRODUZIONE RISERVATA

A Napoli  'Identikit ' di Carlo Ravaioli - RIPRODUZIONE RISERVATA
A Napoli 'Identikit ' di Carlo Ravaioli - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dal 6 al 18 luglio 2018 nelle Sale Espositive di Castel dell'Ovo, con vernissage venerdi 6 luglio alle ore 17.00 sarà ospitata la mostra d'arte contemporanea "Identikit" a cura di Marisa Lepore, con le opere di Carlo Ravaioli, risultato di una ricerca dell'artista sull'identità al femminile. "Identikit" è realizzata dall'associazione napoletana Giano Bifronte in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, in partenariato con Università degli Studi di Napoli Federico II- Dipartimento di Scienze Sociali e con l'Accademia di Belle Arti di Napoli. Il testo critico è di Luigi Caramiello, docente di Sociologia dell'arte e della letteratura dell'Università Federico II di Napoli che sarà presente al vernissage. L'allestimento è di Maria Manna. Il catalogo "Identikit di Carlo Ravaioli" è curato e edito da Il Vicolo Editore, Cesena. L'artista romagnolo dal 2004 intraprende una ricerca sull’identità dove realtà, desiderio e tecnologia diventano gli elementi di un percorso artistico per un viaggio iperreale, luogo di coniugazione tra la pittura e la materia sociologica. Le opere in mostra sono specchio di una società multimediale, dove reale e virtuale si intersecano in rimandi continui tra essere e apparire, tra occorrenza e sogno, tra vita e gioco, tra identità reali e fittizie che agiscono in una realtà altra, modellabile e rimodellabile a piacimento. La scelta di ritratti al femminile sicuramente non può celare il portato di ambiguità sotteso all'immagine vituale. Non completamente svelati dall'artista, alcuni ritratti reali si sommano ad altri che rappresentano gli identikit che abitano la mente dell'artista, creati come avatar di second life. Ai fini dell'impatto comunicativo-emozionale, non è fondamentale il riscontro delle reali identità, ma il confronto con la costruzione materiale di una propria proiezione identitaria.Scrive l'artista a proposito: ''Ho incontrato persone senza averle mai viste, senza conoscere il loro aspetto fisico. Ci siamo scambiati frasi e immagini di soli pixel. Abbiamo anche cercato di guardarci dentro attraverso le sfumature delle parole e.... ci siamo immaginati. Poi ho pensato di inventare il loro ritratto come se le avessi incontrate veramente.'' Il processo immaginario innescato dall’artista allude all'identikit, strategia investigativa usata per la ricomposizione dell’immagine di qualcuno, attraverso particolari più o meno attendibili, perchè basati sul ricordo e sulla fievolezza della memoria, e fissati nella mente per riferirli ad una persona reale. E Carlo Ravaioli dichiarando il suo processo creativo, scrive ancora:"Ho iniziato a usare la stessa tecnica per materializzare i ricordi, fotografare i sogni e dare un corpo alle voci senza volto" L’identità dei ritratti si veste, allora, di ambiguità, perchè questi non sono solo traduzioni di volti, gesti, sguardi, ma divengono umanizzazioni di sensazioni, ricordi, emozioni, di "pixel" a cui è stata concessa vita reale con la trasposizione cristallizzata nell'opera d'arte. Ci sono in mostra 14 ritratti femminili, iperrealistici, realizzati con gesso, grafite e tracce di colori acrilici su tavola di legno, con taglio a piano americano, a dimensione reale su fondo scuro e costruzione dell'immagine in apparizione, con la tecnica del levare in più fasi, a cui si aggiunge il tratto chiaro/scuro della grafite, che conferisce la sensazione di una pittura graffiata e volutamente contaminata, "sporcata". La grande maestria della tecnica pittorica contemporanea e multimediale si associa ad un segno e disegno di grande valenza, rendendo espliciti e manifesti studi accademici e profonde conoscenze anatomiche. Ogni "donna" in posizione frontale, ha un proprio gesto delle mani, relistico, simbolico o evocativo, gli occhi sono dritti agli occhi dello spettatore; talvolta traspare un contrasto tra sguardo e postura, ma gesto e sguardo alludono ad un bisogno urgente di comunicazione, a un desiderio di rispecchiamento di identità altre, per indagare e scoprire chi siamo, come ci autorappresentiamo, come siamo percepiti. In una predominanza di bianchi e neri, i ritratti, apparizioni materiali da luoghi reali, onirici e irreali, vanno insinuando una virtualità realistica che sorprende e sospende lo spettatore.

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