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Campi di lavoro su beni confiscati, il primato di Caserta

La mattina nei campi e nei laboratori. Il pomeriggio incontri

Redazione ANSA NAPOLI

(ANSA) - NAPOLI, 30 MAG - Con otto campi di lavoro e una presenza per i tre mesi estivi di oltre 500 ragazzi, la provincia di Caserta si attesta al primo posto in Italia per il numero di iniziative sui beni confiscati alla criminalità organizzata.
    Un vero e proprio primato maturato in pochi anni, visto che la prima esperienza risale al 2009, e che porta la firma dell'associazione Libera Contro le Mafie e del Comitato don Diana.
    E' proprio la figura del sacerdote ucciso dalla camorra casalese il 19 marzo del 1994 perché aveva osato sfidare la supremazia dei clan, a richiamare, con la sua aura di "santo martire", ragazzi da tutta Italia, specie dal Centro e dal Nord.
    "L'esempio e il sacrificio di Don Diana hanno ormai carattere universale - spiega il responsabile casertano di Libera, Gianni Solino - e fanno presa sui più giovani. Purtroppo la presenza di ragazzi del Sud e in particolare delle nostre parti è ancora minoritaria ma non è tanto una questione di indifferenza, in quanto molti ragazzi casertani scelgono di fare campi fuori la Campania anche per conoscere realtà diverse dalla loro".
    Per i volontari, tutti giovanissimi, la maggioranza dei quali scout, ma anche studenti universitari e alunni minorenni di istituti superiori che arrivano accompagnati da genitori o docenti, l'esperienza in un bene confiscato si compone di una parte lavorativa e una formativa. "La mattina si lavora nei campi o nei laboratori specialistici - afferma Solino - il pomeriggio ci si dedica a incontri con importanti personalità, a presentazioni di libri, dunque a un arricchimento culturale".
    I campi si incrociano anche con le numerose iniziative previste dal Festival della Legalità. "I ragazzi non vengono da noi per fare i turisti - spiega Valerio Taglione del Comitato Don Diana - ma per apprendere il valore delle battaglie che don Diana prima e, dopo la sua morte, associazioni come Libera e la nostra, hanno portato avanti per liberare i territori dalla presenza invasiva dei clan. L'esperienza dei campi serve ai ragazzi per costruire un ponte, per far crescere un senso di responsabilità che li aiuterà a diventare cittadini rispettosi delle regole".
   

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