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Lupi a rischio estinzione genetica per ibridazione con cani

Progetto del Parco del Gran Sasso per combattere il fenomeno

Redazione ANSA ISOLA DEL GRAN SASSO (TERAMO)

di Stefano Secondino


ISOLA DEL GRAN SASSO (TERAMO) - In Italia ci
sono 2.000 lupi e 700.000 cani randagi. Bastano queste cifre a
far capire il rischio che corre il lupo nel nostro paese. Quello
di perdere la sua identita' genetica, di estinguersi come specie
autonoma, diluendosi nella massa dei cani vaganti. Ma il rischio
non e' solo la perdita della biodiversita'. Ibridandosi con il
cane, il lupo perde il suo carattere schivo, che lo rende
sostanzialmente innocuo per l'uomo. Acquista invece una
confidenza con gli umani che puo' portare ad aggressioni e, per
reazione, al bracconaggio.
L'ibridazione cane-lupo e' un fenomeno di cui si parla poco,
ma che costituisce un grave pericolo per la convivenza di questi
predatori con l'uomo. Specialmente oggi che i lupi si stanno
moltiplicando (dopo aver toccato il minimo di 100 esemplari
negli anni '70), grazie a 40 anni di politiche di tutela.
Il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in
Abruzzo, con i fondi europei ha varato un progetto innovativo
per la lotta all'ibridazione. Un progetto chiamato Mircolupo,
che puo' servire di esempio per altri territori.
Il Parco conta dai 70 ai 100 lupi, a seconda delle annate. I
suoi zoologi per mesi hanno battuto 76 itinerari percorsi
abitualmente da questi predatori nei 150.000 ettari dell'area
protetta. Raccogliendo gli escrementi ed estraendo il Dna, hanno
stimato che almeno una ventina di lupi del parco sono ibridati
con i cani. Le telecamere-trappola nascoste sugli itinerari
hanno mostrato esemplari dal pelo nero (i lupi sono grigi),
oppure con lo sperone sulle zampe posteriori, tipico dei cani.
I ricercatori hanno quindi disposto una serie di trappole per
catturare gli ibridi. Si tratta di lacci di Aldrich, che non
fanno male all'animale e lanciano un segnale radio immediato.
Nel giro di venti minuti, a qualsiasi ora del giorno e della
notte, gli zoologi accorrono sul posto. Subito viene fatto un
prelievo di sangue, e il campione viene mandato all'Ispra di
Bologna per l'esame del Dna. Nei tre giorni che servono per il
responso, l'animale viene tenuto in un recinto.
Se risulta che e' un lupo, viene liberato subito. Se e' un
ibrido, viene sterilizzato, dotato di radiocollare per
monitorare gli spostamenti e rimesso in liberta'. In questo modo
non si abbattono o tengono in prigionia animali che sono
comunque lupi, e si preserva l'identita' genetica della specie.
Ma per gli zoologi del Parco, catture e sterilizzazioni non
bastano. Occorre anche informare ed educare gli abitanti dei
territori, perche' riducano le occasioni di incontro fra cani e
lupi. Nell'ambito del progetto Mircolupo, il Parco ha concordato
con enti locali ed allevatori una serie di misure di prevenzione
di randagismo e ibridazione. Spesso, i danni al bestiame
attributi ai lupi, sono opera invece di cani randagi.
"I pastori lasciano liberi i loro cani anche di notte, quando
le pecore sono nel recinto e non sarebbe necessario lasciarli
fuori - afferma il responsabile scientifico del parco, Federico
Striglioni -. Cosi' possono accoppiarsi con le lupe. Poi molti
allevatori smaltiscono irregolarmente animali morti e scarti di
macellazione, gettandoli nei pressi dell'azienda. Queste
discariche attirano lupi e cani randagi, favorendo gli incontri
e gli accoppiamenti".

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