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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Tassazione energia Ue, le posizioni italiane

A Bruxelles 180 commenti alla consultazione, 12 dalla Penisola: Anigas, Assogasliquidi, Confcommercio, Confindustria, EF, UP, Eni, Enel, Snam, Erg, Edison, Eurallumina (articolo di Quotidiano Energia)

Quotidiano Energia - La tassazione dell’energia è uno dei nodi cruciali del Green deal europeo. Lo dimostra la massiccia partecipazione alla consultazione sulla revisione della direttiva 2003/96/CE lanciata dall’esecutivo comunitario il 4 marzo assieme alla presentazione della Legge sul Clima, che alla scadenza della mezzanotte di ieri ha attratto 180 commenti. Di questi, 13 sono arrivati dall’Italia: 6 dalle associazioni (in ordine alfabetico) Anigas, Assogasliquidi, Confcommercio, Confindustria, Elettricità Futura e Unione Petrolifera; 6 dalle società Edison, Enel, Eni, Erg, Eurallumina e Snam; e uno da un privato cittadino.


Generale il consenso alla revisione della direttiva del 2003, che per la totalità dei rispondenti italiani non riflette più il quadro energetico attuale e tanto meno è in grado di sostenere le ambizioni del Green deal. In particolare, tutti concordano che la fiscalità energetica dovrebbe essere legata all’impatto ambientale dei vari prodotti. Ma naturalmente con molti distinguo.

Anigas ritiene che un aumento indistinto della tassazione per tutte le fonti fossili “non contribuirebbe efficacemente alla lotta contro i cambiamenti climatici”. Di qui la richiesta di un trattamento “preferenziale” per le fonti con “caratteristiche efficienti e di minore impatto ambientale come il gas naturale”. Nell’autotrazione, Anigas chiede il rinnovo della deroga all’aliquota minima prevista dall’art. 15 della direttiva 2003/96, in scadenza nel 2023, mentre negli usi industriali propone di modificare l’art. 4 facendo rientrare nel cumulo di tutte le imposte indirette anche le addizionali regionali. Nel trasporto non dovrebbero essere eliminate le agevolazioni (camion) e le esenzioni (navi e aerei) almeno per le fonti energetiche meno inquinanti, tra cui il gas.

Del resto, ricorda Assogasliquidi, eventuali aumenti fiscali nell’autotrazione sarebbero in contrasto con la Dafi e costituirebbero un freno agli investimenti nella rete infrastrutturale del Gpl e del Gnl e per la produzione di biocarburanti. Analogamente, l’associazione avverte che nel riscaldamento “un eventuale incremento del livello di tassazione - oltre a colpire direttamente i consumatori finali - porterebbe facilmente le utenze alimentate a Gpl a consumare altri prodotti fortemente impattanti sull’ambiente e in netto contrasto con la direttiva sulla qualità dell’aria 2008/50/CE”. In questo senso, Assogasliquidi chiede l’inclusione della biomassa legnosa impiegata negli usi di riscaldamento tra i prodotti soggetti ad accisa.

Confcommercio insiste invece sul differenziale di prezzo dei prodotti energetici tra l’Italia e il resto d’Europa, auspicando che la riforma della fiscalità, che dovrebbe avvenire assieme a quella dei sussidi dannosi per l’ambiente, possa centrare contemporaneamente tre obiettivi: ridurre le tasse sul lavoro, ridurre l’evasione fiscale e finanziare l’innovazione e le politiche industriali in modo coerente con gli obiettivi climatici. Inoltre, si dovrebbero ridurre i sussidi ai combustibili fossili “tenendo conto del potenziale inquinante di ciascun prodotto”, ma garantendo la competitività delle imprese europee. Ad esempio, nell’autotrasporto si dovrebbe mantenere “una certa flessibilità nelle accise sul diesel”.

Anche Confindustria mette l’accento su competitività, politica industriale e occupazione, sottolineando che l’Italia vanta “i migliori indici di sostenibilità rispetto alla media europea”. In tal senso, l’associazione propone di “armonizzare la tassazione europea tenendo conto di questi fattori e quindi ridurre la tassazione per i Paesi già virtuosi”. Per Confindustria la fiscalità andrebbe riformata tenendo conto del contenuto energetico, delle emissioni di CO2 e degli altri inquinanti associati ai diversi prodotti, ma considerando anche “la disponibilità di reali alternative di alimentazione tecnicamente ed economicamente sostenibili”. Inoltre, sarebbe “essenziale garantire l’armonizzazione delle norme sulla fiscalità energetica con altri strumenti di imposizione a fini ambientali, come l’Ets, per evitare fenomeni di doppia tassazione”.

Una particolare attenzione alla competitività e all’occupazione e al rischio doppie tassazioni è chiesta anche da Elettricità Futura, che propende per “una logica di sostituzione e/o riduzione del consumo della fonte maggiormente emissiva, là dove effettivamente possibile, evitando una immotivata penalizzazione del consumo e dell’attività economica”. Il livello di tassazione dovrebbe considerare “la minor impronta carbonica connessa a particolari tecnologie innovative (Ccs) e a un utilizzo più efficiente del combustibile primario (cogenerazione ad alto rendimento)”, mentre i combustibili alternativi dovrebbero poter continuare a beneficiare delle attuali esenzioni, anche nei trasporti marittimi e aerei. EF auspica poi “una maggiore sensibilità rispetto all’origine dell’elettricità (rinnovabile o fossile), mirando a un’omogeneizzazione dei livelli minimi di tassazione per tutti gli utilizzi finali, inclusa la mobilità elettrica”.

Il tema della doppia tassazione sta a cuore anche all’Unione Petrolifera, secondo cui si dovrebbe prevedere “l’unicità dell’accisa quale tributo, oltre l’Iva, dei prodotti energetici e dell’elettricità, per evitare doppie imposizioni anche con elementi parafiscali”. L’associazione chiede altresì una definizione delle aliquote minime di tassazione “sulla base del contenuto energetico e dell’emissioni di sostanze climalteranti”, obbligando gli Stati membri a rispettare “in termini percentuali i differenziali derivanti dalla definizione delle aliquote minime per singola categoria di prodotto”. Necessario anche un aggiornamento periodico a livello Ue delle aliquote minime “in funzione degli obiettivi di politica ambientale”.

Venendo alle risposte alla consultazione delle società, Edison non considera “giusto o logico” tassare indiscriminatamente tutti i combustibili fossili. Si dovrebbe piuttosto inasprire la tassazione per tutti i prodotti petroliferi e attuare “un sistema fiscale modulare e differenziato relativo ai diversi tipi di combustibili fossili basato sul reale impatto ambientale”, valorizzando il gas come fonte energetica di transizione attraverso esenzioni o agevolazioni fiscali. Un trattamento fiscale preferenziale dovrebbe riguardare anche elettricità, idrogeno, biocarburanti, carburanti sintetici paraffinici e Gpl.

Per Enel, viceversa, “tutte le esenzioni fiscali ai combustibili fossili, che sono di fatto una sovvenzione, dovrebbero essere rimosse”. Tuttavia, l’elettricità e gli altri prodotti energetici che rientrano nell’Ets dovrebbero essere esentati per evitare duplicazioni. Il gruppo ritiene che la tassazione dovrebbe garantire “il pieno allineamento” tra gli obiettivi climatici e quelli per la lotta alla povertà energetica e la competitività dell’industria, con prezzi dell’elettricità “non gravati da costi politici non correlati che distorcono i segnali di mercato”. Le imposte relative alle politiche climatiche dovrebbero essere recuperate mediante la tassazione generale.

Eni, che ha risposto alla consultazione attraverso la filiale retail Gas&Luce, richiama l’attenzione sul peso di imposte e tasse sulle bollette e auspica un sistema fiscale che incentivi il risparmio e premi i prodotti energetici a minori emissioni di gas-serra, senza penalizzare il gas nel riscaldamento. Il sistema non dovrebbe comportare distorsioni o costi indebiti per i fornitori di energia, che dovrebbero versare allo Stato solo l’importo delle tasse effettivamente riscosse dai consumatori finali. Eni chiede anche una semplificazione della fiscalità a livello nazionale e di impedire l’applicazione dell’Iva anche alle tasse sull’energia.

Tutto sulle fonti rinnovabili è il commento di Erg, che preme da un lato per la rimozione dei sussidi ai combustibili fossili e, dall’altro, per una fiscalità che favorisca le Fer, riducendo al contempo al minimo il livello di tassazione sull’elettricità “allo scopo di favorire l’elettrificazione basata su fonti rinnovabili”.

Eurallumina sottolinea l’importanza di preservare l’esenzione dall’accisa sugli oli minerali e il gas utilizzati per la produzione di allumina e chiede di evitare la doppia imposizione per non compromettere la competitività del settore (che figura nell’elenco della Carbon Leakage).

Snam, infine, auspica che la tassazione sul gas naturale nei vari settori sia mantenuta ai livelli attuali (o ridotta) tenendo anche conto della percentuale crescente di gas “verde”. Qualora si dovesse adottare una fiscalità basata sui gas-serra, Snam suggerisce di calcolare le emissioni con un approccio sull’intero ciclo di vita. I coefficienti di emissione dovrebbero essere fissati in modo da promuovere in un un primo tempo la penetrazione dei gas a basse emissioni e in seguito quelli “verdi”. In questa prospettiva, i coefficienti non dovrebbero essere impostati solo sulla base delle emissioni di CO2, ma tenere conto anche altri inquinanti come particolato e NOx.