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Governo: politica energetica a Ministero Transizione ecologica

Redazione ANSA ROMA

"Al Ministero della transizione ecologica sono trasferite le funzioni esercitate dal Ministero dello sviluppo economico in materia di politica energetica, ferme restando le competenze in materia di liberalizzazione e concorrenza dei mercati e sicurezza degli approvvigionamenti di energia". E' questo quanto è scritto in una bozza di decreto (del quale l'ANSA è venuta in possesso) per il trasferimento di alcune competenze del Ministero dello Sviluppo economico (Mise) al nuovo Ministero della Transizione ecologica (Mite). "Al Ministero della transizione ecologica - prosegue la bozza -, sono trasferite, a decorrere dalla data di conversione del presente decreto, le risorse umane, strumentali, e finanziarie di cui alla Tabella 1 allegata al presente decreto". Nella tabella viene indicato che al nuovo Ministero, il Mite, vengono trasferite dal Mise la Direzione generale per le infrastrutture e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari e la Direzione generale per l'approvvigionamento, l'efficienza e la competitività energetica.

"Si ritiene ottimale trasferire al MITE tutte le competenze del MISE su rinnovabili, decarbonizzazione, efficienza energetica, ricerca e nuove tecnologie energetiche clean, mobilità sostenibile, piano idrogeno e strategie di settore, decommissioning nucleare, transizione sostenibile delle attività di ricerca e produzione di idrocarburi". È quanto si legge nella relazione illustrativa della bozza di decreto legge (della quale l'ANSA è venuta in possesso) che trasferisce alcune competenze del Ministero dello Sviluppo economico (Mise) al nuovo Ministero della Transizione ecologica (Mite). "La logica da seguire - prosegue la relazione - per il trasferimento al nuovo Ministero della transizione ecologica delle competenze in materia di energia attualmente presenti nel Ministero dello sviluppo economico e degli altri Ministeri, principalmente quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, è quella che corrisponde alle 5 dimensioni del PNIEC (Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, n.d.r.), stabilite in ambito comunitario". "Rimarrebbero al MISE - si legge ancora nella relazione - solo quelle competenze direttamente connesse ad ambiti dell'economia italiana affidati alle più generali competenze del MISE, in cui è prevalente l'interesse pubblico in materia di concorrenza e mercato e quelle di sicurezza fisica delle forniture di energia". "Il coordinamento anche di questi temi con le politiche della transizione ecologica - prosegue la relazione - sarebbe assicurato dal Comitato presieduto dal nuovo Ministero (come per altre funzioni connesse alla decarbonizzazione, oggi in capo a molti altri Ministeri, basti pensare alla fiscalità energetica, alle politiche dei trasporti e di gestione del territorio, che verosimilmente non saranno tutte assorbite dal MITE)". "Transiterebbero pertanto al MITE tutte le misure di politica attiva e le relative dotazioni economiche a favore della transizione energetica - conclude la relazione -, mentre rimarrebbe in capo al MISE l'attività di tipo normativo e regolamentare relativa alla sicurezza e alla tutela del mercato e alcune misure di politica industriale direttamente connesse alla tutela del rischio di deindustrializzazione e delocalizzazione di comparti produttivi dove il costo dell'energia ha un ruolo rilevante. Tra essi, l'industria siderurgica, la produzione di cemento, vetro, l'alluminio, ceramica, carta, chimica, che oggi richiedono una gestione per mantenerne la competitività nel quadro della transizione energetica".

In materia di vigilanza sugli enti passerebbe al MITE - si legge nella relazione illustrativa della bozza - la vigilanza su Enea, Gse e Sogin, mentre resterebbe al MISE la vigilanza su Gme (che gestisce le piattaforme informatiche di scambio di energia) e su Acquirente Unico (che gestisce i servizi di tutela dei consumatori e le scorte petrolifere di sicurezza da utilizzare in caso di emergenza). Infine, si legge ancora nella relazione della bozza - dei 19 posti di dirigente più i due posti di direttore generale ne risulterebbero trasferiti al MITE 15 e il resto rimarrebbe al MISE.

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