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Greenpeace in Oceano Indiano contro pesca distruttiva tonno

"Specie sull'orlo del collasso a causa di metodi insostenibili"

Redazione ANSA
La nave Esperanza di Greenpeace ha raggiunto l'Oceano Indiano dove è impegnata in una spedizione pacifica "per fermare le pratiche di pesca insostenibili di Thai Union, il colosso mondiale del tonno in scatola, proprietario anche del marchio italiano Mareblu". Lo rende noto la stessa associazione ambientalista, ricordando che alcune popolazioni di tonno dell'Oceano Indiano, "come il ben noto tonno pinna gialla, sono ormai sull'orlo del collasso a causa di una pesca eccessiva e distruttiva". Greenpeace ha perciò deciso di entrare in azione per rimuovere dalle aree di pesca "quegli attrezzi che stanno svuotando i nostri oceani". Partita solo una settimana fa dal Madagascar, l'Esperanza ha già rimosso e inattivato diversi sistemi di aggregazione per pesci, i cosiddetti FAD, "usati da pescherecci che riforniscono Mareblu e altri marchi del colosso Thai Union". Questo metodo di pesca, rileva Greenpeace, ucciden ogni anno migliaia di giovani esemplari di tonno e numerosi altri animali, tra cui da 480 mila a 960 mila esemplari di squali seta. "Mareblu - conclude l'associazione - continua a tradire la nostra fiducia usando metodi di pesca distruttivi come quelli che stiamo documentando nell'Oceano Indiano, in barba agli impegni presi per diventare 100% sostenibile entro la fine dell'anno".

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