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Rifiuti smaltiti su terreno e mare, sigilli impianto 150 mln

Rifiuti smaltiti su terreno e mare, sigilli impianto 150 mln

Interdetti tre amministratori società e direttore stabilimento

CATANZARO, 14 gennaio 2021, 12:46

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Smaltivano illecitamente rifiuti speciali industriali e scarti della lavorazione del biodiesel.
    Con questa accusa i finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro e personale della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, coordinati dal procuratore di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, hanno sottoposto a sequestro preventivo lo stabilimento della società Ilsap di Lamezia, i terreni contaminati, per un valore stimato di circa 150 milioni di euro, nonché 3,3 mln quale profitto del reato. Inoltre sono stati interdetti tre amministratori e il direttore dello stabilimento. I provvedimenti, emessi dal gip Emma Sonni su richiesta di Curcio e del pm della Procura di Lamezia Terme Marica Brucci, sono in corso di esecuzione, oltre che in Calabria, anche in Lazio, Basilicata e Puglia. La misura dell'interdizione dell'esercizio di attività imprenditoriale nel settore dei rifiuti è stata notificata a Roberto Martena, di 59 anni, di Roma; Giovanni De Ninno (62), di Ferrandina (Matera); Leonardo Angelastri (38) di Bari; Maurizio Martena (56) di Roma. Tra gli indagati vi è anche un amministratore giudiziario, nominato dal Tribunale di Napoli nell'ambito di un altro sequestro preventivo nei confronti di Ilsap per falsi e truffa ai danni dello stato. Secondo l'accusa venivano utilizzate una pompa sommersa e una pompa mobile con le quali gli indagati avrebbero convogliato i rifiuti, provvisoriamente accantonati nelle vasche, sul terreno che circonda lo stabilimento, nella condotta fognaria consortile Deca e nei canaloni che confluiscono a mare, nel Golfo di Sant'Eufemia. Intervenuti con sequestri preventivi dell'impianto, dei terreni e del canalone per contravvenzioni ambientali, con l'ausilio di un consulente, il geologo Giovanni Balestri, per l'accusa, è stato dimostrato l'inquinamento delle acque alla foce del torrente Turrina, dove è stato misurato un saggio di tossicità del 90-100%, in un'area sottoposta a vincolo paesaggistico, ma anche la contaminazione dei terreni antistanti lo stabilimento dove sono stati registrate elevate soglie di concentrazione di idrocarburi pesanti, nonché di alluminio, ferro e manganese.
   

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