Nonostante l'emergenza mondiale
per il Coronavirus, nonostante gli appelli dell'Italia e del
mondo accademico, non si intravede una soluzione per il caso di
Patrick George Zaky, lo studente dell'Università di Bologna,
attivista dei diritti umani, che è detenuto in carcere in Egitto
con l'accusa di propaganda sovversiva sui social network.
La custodia, come ha riferito all'ANSA una sua legale, Hoda
Nasrallah, è stata rinnovata per un durata che verrà resa nota
in seguito . "Oggi c'è stato un rinnovo, non un rinvio", ha
scritto in un messaggio la legale, aggiungendo solo che "domani
si saprà la durata" del prolungamento", che in genere è
quindicinale ma stavolta interviene dopo sette rinvii di una
settimana.
Zaky non ha partecipato all'udienza ed è rimasto al carcere
di Tora, alla periferia sud-est del Cairo. L'Ambasciata d'Italia
continua a seguire il caso. Sono state condotte numerose
iniziative di sensibilizzazione in merito, anche negli ultimi
giorni. L'Ambasciatore Giampaolo Cantini ha infatti sollevato il
caso a più riprese, sia con passi bilaterali nei confronti delle
autorità egiziane, sia attraverso numerosi contatti con gli
altri organismi egiziani competenti. A preoccupare, in modo
particolare, sono le condizioni di salute del giovane, che
soffre di asma.
Zaky è detenuto dal 7 febbraio (giorno di un controverso
fermo formalizzato in arresto l'8) e un mese dopo vi era stato
il secondo rinnovo quindicinale della detenzione: da allora, per
tre volte a marzo e quattro il mese scorso, da ultimo il 28,
l'udienza svoltasi oggi era stata rinviata sempre a causa della
pandemia di Covid-19, che in Egitto ha causato più di 8.600
contagi e quasi 440 morti.
Il giovane è stato detenuto in due carceri della sua città
natale sul delta del Nilo (Mansura e la contigua Talkha) e poi
alla sezione 'indagini' del complesso carcerario di Tora, alla
periferia sud-est del Cairo, che comprende anche la famigerata
prigione di massima sicurezza detta 'Al Aqrab' (lo scorpione).
Fra le accuse a carico di Patrick, basate su un account Facebook
che la difesa considera gestito da altri, vi sono "diffusione di
notizie false", "incitamento alla protesta" e "istigazione alla
violenza e ai crimini terroristici".
Cresce la preoccupazione, sia a Bologna, dove Comune e
Università si sono mobilitate per chiederne l'immediato
rilascio, che nella comunità internazionale. "L'allarme cresce
enormemente, di giorno in giorno - dice Riccardo Noury,
portavoce di Amnesty Italia - per la salute di Patrick, che è
detenuto in prigione dove peraltro solo pochi giorni fa è
deceduto il giovane regista Shady Habash, con ogni probabilità
per diniego di cure mediche. Insieme all'università e al Comune
chiederemo nuovamente all'ambasciatore italiano al Cairo,
Cantini, di dare seguito all'impegno che ci aeva già manifestato
a sollecitare un rilascio per motivi di salute".
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