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Società & Diritti

Crip Camp, il campeggio dove nacque la rivoluzione americana sui diritti dei disabili

Documentario prodotto da società degli Obama tra i favoriti all'Oscar

Crip Camp - disabilità rivoluzionare, documentario candidato all'Oscar. Visibile su Netflix. © ANSA
  • Redazione ANSA
  • ROMA
  • 29 marzo 2021
  • 10:42

Gli accessi per le strade, quelli negli edifici per andare sul pratico che però è vitale, la considerazione come persone e non come difettosi da nascondere in un istituto come accadeva fino agli anni '70, l'accesso alle scuole pubbliche. Quello che ci sembra acquisito (e per la verità mai davvero completamente, almeno in Italia) sul tema dei diritti civili dei disabili ha un'origine, una storia fatta di gioia, di libertà hippie, di solidarietà ma anche di sofferenza e di lotte incredibili che sono patrimonio della stagione rivoluzionaria degli anni '70. 23 giorni di assedio di disabili gravi in carrozzina, capaci di scalare i gradini dell'alta corte strisciando, di piantarsi là facendo lo sciopero della fame pur di non perdere la legge che aveva restituito loro la dignità, la 504. Tutto questo, anche con grande allegria - sentir parlare di sesso con sonore risate da chi neppure articola le parole, anche questo è qualcosa di incredibile persino oggi - viene raccontato in un documentario, che vede Barack e Michelle Obama produttori esecutivi, che ha vinto il premio del pubblico per i documentari al Sundance 2020 (quest'anno un altro film sui disabili è stato premiato, Coda, storia di un'adolescente in una famiglia di sordomuti), ha avuto la nomination e va a vele spiegate verso gli Oscar 2021 del 25 aprile.  Statuetta o no non importa, Crip Camp vale la visione (su Netflix): ci si farà un cuore tanto e forse qualche lacrima ma è bene sapere da dove si è partiti e che strada si è fatta con immagini d'epoca e rimandi all'oggi.
Al centro di tutto un campeggio estivo per ragazzi con disabilità fisiche e mentali anche molto gravi, Camp Jened (creato negli anni '50 e chiuso nel 1977) sui monti Catskills nello Stato di New York: cambiato di gestione per così dire, a inizio anni '70, diventa il luogo di 'fondazione' di un gruppo unito, libero e motivato di giovanissimi, destinato a diventare una parte importante, nelle proteste collettive per i diritti civili dei disabili. Le immagini dell'epoca mettono i brividi: ragazzi e ragazze stupende, dai sorrisi contagiosi e dall'impossibilità di camminare, parlare, vedere eppure decisi, grazie all'atmosfera di quel posto, a vivere la loro gioventù pienamente , da persone degne, che gioiscono, si innamorano, giocano, cantano, persino ballano. Incredibile ma vero. Ma non c'è buonismo, vittimismo, paternalismo in quello che mostrano, ma al massimo è così che guardiamo noi questa bellissima gioventù sorridente.
Simbolo di questo percorso è Judith Heumann, sopravvissuta alla polio e attivista in prima linea, diventata un'icona internazionale per il suo impegno (le sue memorie sono in un'autobiografia uscita nel 2020). Una storia affascinante raccontata da un altro 'ragazzo' di Camp Jened, diventato tecnico di missaggio, Jim LeBrecht, regista con Nicole Newnham di Crip Camp - Disabilità rivoluzionarie. 
Negli anni successivi questi ragazzi si troveranno a lottare a San Francisco, a Berkley e poi per l'approvazione della legge 504 e la loro riconferma: "siamo la potenza rivoluzionaria d'America" urlano dalle loro carrozzelle. E così è stato. Molti di loro, proprio per le disabilità gravi di cui soffrivano sono morti nel corso degli anni, restano quelle immagini a testimoniarne una vitalità a dispetto della malattia.
 Fra i primi a credere in Crip Camp ci sono stati Barack e Michelle Obama: la loro società, la Higher Ground è coproduttrice del film. "Il presidente Obama ha visto tre diversi montaggi del documentario, ci ha dato i suoi feedback ed è stato molto generoso nel promuovere il film - spiega Nicole Newnham nell'incontro online con Jim LeBrecht organizzato dall'American Cinemateque -. Ha voluto dire tantissimo per noi".
Crip Camp grazie all'uso dei filmati girati a inizio anni '70 a Camp Jeden dal People's Video Theater, ci fa scoprire da adolescenti i protagonisti della storia, che rivediamo nel presente, e la straordinaria esperienza condivisa nel campeggio hippy. Un luogo dove erano arrivati gli echi del '68 e i ragazzi, aiutati da giovani volontari, si ritrovavano a fare gruppo, tra nascita di amicizie andate avanti per una vita, e le prime esperienze di innamoramento e sesso. Giorni che univano momenti di divertimento e di confronto fra coetanei, sulle difficoltà comuni, come i pregiudizi che subivano o le continue preclusioni che gli imponeva la società. "L'esperienza del campo ci ha emancipati, abbiamo capito che lo status quo doveva cambiare" spiega nel film Judith Heumann. 

   

  • Redazione ANSA
  • ROMA
  • 29 marzo 2021
  • 10:42

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