(ANSA) - ROMA, 11 SET - "Con la reintroduzione del medico
scolastico non si vuole avere nessuna sostituzione o ritorno al
passato rispetto al pediatra di libera scelta (Pls) ma si punta
ad avere una figura di raccordo, partendo dalle necessità
dell'emergenza covid, tra ambiente scolastico, famiglie e la
medicina del territorio, rappresentata per noi dai medici di
medicina generale e dai pediatri di libera scelta come pilastro
fondamentale". Così Roberta Lombardi, capogruppo M5S in Regione
Lazio, su Facebook per la campagna #UnMedicoInOgniScuola in un
video colloquio con Gregorio Mammì, consigliere regionale
5stelle in Lombardia, firmatario dell'emendamento al Bilancio
per la reintroduzione del medico scolastico in Lombardia,
bocciato dalla maggioranza. "Non ci siamo arresi, abbiamo
ridimensionato la nostra richiesta: stiamo cercando di riuscire
a dare la competenza di medicina scolastica o alle Unità
Speciali di Continuità Assistenziali (USCA) o agli ospedali
presenti sul territorio - spiega Mammì - Abbiamo già i primi
casi di bambini sintomatici che non si sa come dovranno essere
trattati ma domani potremmo avere uno screening che può partire
dalle scuole e quindi ritrovarci poi con meno adulti ammalati e
meno malati cronici". Poi sul cosiddetto "modello Lombardia",
del servizio sanitario "gestito da aziende che della sanità
fanno un business", Mammì prosegue: "In Lombardia ci sono grandi
gruppi che hanno 7-8 istituti di ricerca sul nostro territorio
di cui non conosciamo i bilanci, non sappiamo di quanti soldi
pubblici usufruiscono e quanto guadagnano su quelle parti di
finanziamento pubblico perché non pubblicano un bilancio
leggibile, aggregato, di tutte le strutture. Non riusciamo a
delimitare l'inizio e la fine delle loro competenze, che partono
dai laboratori e arrivano alle case di riposo. Ancora oggi, in
fase di emergenza, la Regione Lombardia ha deciso di affidare al
privato persino i test rapidi, che si fanno negli aeroporti".
Infine sulla medicina scolastica: "Abbiamo presentato tre
mozioni per garantire che nelle scuole i bambini con sintomi
avessero una corsia preferenziale per fare i test rapidi. Ci
confrontiamo tutti i giorni con i dirigenti scolastici che
stanno facendo un lavoro immane perché hanno dovuto trovare i
referenti covid tra personale non sanitario e che si deve
prendere questa responsabilità. Un esempio eclatante è il Comune
di Milano - conclude - che conta oltre un milione di abitanti, e
a cui sono stati dati quattro indirizzi email per segnalare
possibili casi covid che fino a qualche giorno fa non erano
utilizzabili. Quindi non hanno avuto nemmeno l'accortezza di
prendere 3-4 medici con cui un preside possa consultarsi almeno
direttamente al telefono. Insomma, come dicevamo all'inizio, un
medico dedicato appunto alla comunità scolastica". (ANSA).