"Nonostante le continue
sollecitazioni dei sindacati, negli ultimi mesi la Regione non
ha assunto il personale necessario a gestire la seconda ondata
epidemica. Non ha neppure definito quali misure concrete
adottare nei vari scenari che era possibile prevedere in
autunno": è la denuncia che Cgil, Cisl e Uil dell'Umbria,
insieme alle categorie di lavoratrici e lavoratori della sanità,
Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl, hanno consegnato oggi al prefetto di
Perugia, Armando Gradone. Attivando le procedure per lo stato di
agitazione del comparto.
"Ci sono gravi vuoti di organico, disorganizzazione nei
servizi, problemi di sicurezza - si legge nel documento di Cgil,
Cisl e Uil consegnato al rappresentante territoriale del Governo
- tematiche che toccano non solo i lavoratori della sanità ma
anche, direttamente ed indirettamente, i cittadini, perché se
il sistema di prevenzione ed assistenza non è in grado di
rallentare i contagi e di curare tempestivamente i malati, la
sanità va in sofferenza ed è necessario adottare misure più
restrittive: una situazione che non solo, dunque, genera
maggiori rischi per la salute ma che produce anche ingenti danni
economici".
"Abbiamo più volte chiesto alla Regione di aprire un
confronto con le rappresentanze dei lavoratori della sanità sui
gravi problemi di organico, sull'organizzazione dei servizi e
sulle questioni di salute e sicurezza, che non riguardano solo
il personale, ma anche l'utenza - hanno spiegato all'uscita
dall'incontro in prefettura i rappresentanti dei sindacati - ma
non abbiamo avuto risposta. Ora, il prefetto, che ringraziamo
per l'attenzione e la disponibilità dimostrata, si è impegnato a
sollecitare l'apertura di questo tavolo, ma nel frattempo noi
non interrompiamo la mobilitazione e già da oggi avvieremo,
nelle forme consentite dalla pandemia, assemblee e presenza in
tutte le strutture sanitarie dell'Umbria".
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