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I raggi gamma della Nebulosa del Granchio

I raggi gamma della Nebulosa del Granchio

Visti da un occhio italiano, il prototipo del telescopio Cta

09 giugno 2020, 10:22

Redazione ANSA

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La Nebulosa del Granchio (fonte: NASA, ESA, J. Hester e A. Loll/Arizona State University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Nebulosa del Granchio (fonte: NASA, ESA, J. Hester e A. Loll/Arizona State University) - RIPRODUZIONE RISERVATA
La Nebulosa del Granchio (fonte: NASA, ESA, J. Hester e A. Loll/Arizona State University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un occhio tutto italiano ha catturato il primo segnale di raggi gamma, fatto di particelle di luce ad altissima energia, proveniente dalla Nebulosa del Granchio, ovvero ciò che rimane dell'esplosione di una grande stella distante 6.500 anni luce avvenuta nel 1054 d.c. Grazie a questa nebulosa, celebre per essere uno degli oggetti del cielo più brillanti alle alte energie, ha superato il primo esame il telescopio dal cuore italiano, pSCT, prototipo dell'osservatorio Cta (Cherenkov Telescope Array) per lo studio del cosmo più violento. Il risultato è stato ottenuto grazie alle tecnologie sviluppate in Italia dall'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

Inaugurato il 17 gennaio 2019, il telescopio che parla italiano è installato in Arizona, nel sito dell'osservatorio Veritas (Very Energetic Radiation Imaging Telescope Array System). La sua caratteristica è la presenza di due grandi specchi, di 9,7 e 5,4 metri di diametro, prodotti in Italia.

Una tecnologia che, secondo gli esperti, permetterà al telescopio di catturare una radiazione gamma mille miliardi di volte più intensa di quella visibile, cioè con energia compresa tra 100 Gigaelettronvolt (GeV) e 10 Teraelettronvolt (TeV). Per Giovanni Pareschi, dell'Inaf-Osservatorio di Brera di Milano, "la tecnologia a doppio specchio consente, infatti, la focalizzazione delle immagini su una superficie ridotta rispetto a un telescopio delle stesse dimensioni a singolo specchio".

Si tratta di un notevole passo avanti per gli astrofisici delle alte energie, che scrutano il cosmo più violento. Per Riccardo Paoletti, dell'Università di Siena e responsabile nazionale delle attività di Cta per l'Infn, "le nuove tecnologie adoperate in questo telescopio permetteranno di studiare il cielo gamma con una precisione senza precedenti, aprendo le porte a nuove scoperte". Per il fisico, aiuteranno "a svelare i misteri della fisica dei buchi neri e della materia oscura, rappresentando una preziosa risorsa per l'astronomia multimessaggera".

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