I prodotti Dop e Igp
dell'Emilia-Romagna sono tra i più imitati al mondo ma negli
Stati Uniti cresce la voglia di acquistare 'vero' italiano. E'
quanto emerge da uno studio condotto da Nomisma su cosa pensa il
consumatore statunitense in tema di origine, 'italian sounding'
e tracciabilità dei prodotti agroalimentari presentato al
'Growing Seeds Forum', ciclo di seminari organizzato dallo
stesso istituto bolognese con il supporto di Philip Morris
Italia per riflettere sullo sviluppo del sistema economico
dell'Emilia-Romagna
In base alla ricerca - si legge in una nota - nel 2014,
l'Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei
prodotti agroalimentari ha effettuato 60 segnalazioni in tutta
Europa riguardanti pratiche imitative di prodotti Dop e Igp
italiani, delle quali ben 40 relative a denominazioni
dell'Emilia-Romagna: "un danno incalcolabile per un sistema
certificato che a livello regionale vale oltre 2,5 miliardi di
euro e che fa dell'Emilia Romagna la prima regione in Europa per
valore dei prodotti Dop e Igp con il 15% del valore complessivo
legato al paniere di quasi 1.300 Dop e Igp a livello Ue".
Tuttavia, osserva Denis Pantini Responsabile settore
Agroalimentare di Nomisma, "anche se in media la quota di
prodotti 'Made in Usa' rappresenta il 73% della spesa alimentare
delle famiglie nella parte rimanente l'italianità dei prodotti
assume un ruolo di primo piano: l'Italia figura al primo posto
come origine di alimentari esteri più ricercati con una
predilezione particolare verso formaggi, pasta, olio d'oliva,
sughi e vino. L'origine italiana rappresenta per il consumatore
americano una garanzia di qualità (lo pensa il 72% dei
consumatori) e sicurezza alimentare (19%), anche se il fenomeno
dell''italian sounding' rende difficile capire ciò che è
realmente italiano". (SEGUE)
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