Non che i competitor siano andati meglio. La Francia ha subito una riduzione del 45%, un chiaro segno di come la crisi abbia colpito per primi i vini posizionati su livelli di prezzo mediamente alto. Al contrario della Russia, la Cina sembra essersi ripresa dal calo 2014. I primi cinque mesi 2015 mostrano infatti una crescita del valore dell'import di vino pari ad oltre il 50%. In questo caso è l'Australia a fare la parte del leone (+134%), mentre i vini italiani si devono accontentare di un +18%. Crescono del +23% le importazioni negli Stati Uniti, ma collegandolo al +2% dei volumi si capisce che più che di crescita si debba parlare di 'tenuta', derivante dalla rivalutazione del dollaro nei confronti dell'euro, visto che tale aumento valutato nella moneta locale si traduce in una leggera riduzione del -0,5%. Qui le performance dei vini italiani sono superiori alla media del mercato, evidenziando una crescita nei volumi del 10%, soprattutto grazie al 'fenomeno' Prosecco che ha trainato l'import di spumanti italiani fino a registrare un +48% di maggiori quantità. Un successo di mercato che sta interessando anche il mercato inglese, dove questo vino sta letteralmente spopolando: +64% le quantità importate in questo frangente di 2015 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
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