"Negli Usa il vino italiano è primo per
consumi, ma nei listini sconta ancora una debolezza dei prezzi
medi: 2,89 dollari per una bottiglia made in Italy contro i 5,12
dollari dei vini francesi. Dobbiamo stimolare domanda di qualità
e allo stesso tempo alzare la percezione del vino come prodotto
di lusso, obiettivi del 'Progetto vino' dell'agenzia Ita che
punta a rafforzare in tre anni l'immagine del vino italiano sul
mercato statunitense". Lo ha detto, a 'wine2wine' al via oggi in
Fiera di Verona, Marco Forte, direttore Ice New York e
coordinatore Rete Usa dell'agenzia Ita.
Un mercato quello statunitense che vede crescere sia i
consumi enologici e che la consapevolezza negli acquisti. "I
consumi hanno raggiunto nel 2015 quota 14 bottiglie pro capite,
in netta crescita rispetto ai 9 del 2005", ha sottolineato
Giuseppe Lo Cascio, esperto di Fine Wine brand management e
strategie di importazione e distribuzione. "Quando un americano
entra in un negozio compra due volte su tre un vino Made in Usa
- ha precisato Lo Cascio - ma anche negli Usa è esploso il
fenomeno Prosecco. Con buone performance di vendita, tra le
bollicine, per il Moscato d'Asti. In generale oltreoceano, dati
di vendita in mano, alle fasce di prezzo più alte corrispondono
i tassi di sviluppo più interessanti. Tra 10 e 20 dollari la
crescita maggiore".
"Occhio però alle regole per l'export - ha raccomandato
Ludovico Bongini, esperto di aspetti legali del Gruppo Diacron -
in un Paese federale ogni Stato ha le sue regole. Si tratta di
fatto di 50 mercati diversi. Ma tutti fanno la guerra ai
solfiti. Ed è alta l'attenzione per le certificazioni bio. In
generale, proporre un prodotto è un valore aggiunto. Ma in
questo ci sono differenze tra legislazione americana e
comunitaria. Gli Usa autorizzano la dicitura: vini prodotti da
uve biologiche o vino biologico. E il 100% biologico non deve
contenere solfiti". (ANSA)
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