Una sepoltura romana del secondo
secolo dC. La chiamano la "Tomba dei pesci" perché una parte è
decorata con tritoni e cavallucci marini in un fondale azzurro.
Era l'omaggio ai defunti di una nobile famiglia cagliaritana
quando a Roma era imperatore Adriano o forse Antonino Pio.È in
mezzo ai palazzi del quartiere cagliaritano di Sant'Avendrace.
Ora, grazie al restauro della Soprintendenza Archeologia, belle
arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le
province di Oristano e Sud Sardegna, tutti - con molta calma e
cautela perché in quegli 80 metri quadri si potrà entrare uno
per volta - potranno fare un salto indietro nella storia di
quasi duemila anni.
Una tomba dimenticata, ma unica. Particolare, spiega
l'archeologa Giovanna Pietra, rispetto alla tipologia di tombe
di quel periodo. Alcuni gradini per accedere al vano. E poi,
davanti agli occhi, ecco tre nicchie. Quella di sinistra
spoglia. Quella a destra con le decorazioni caratteristiche dei
pesci. Il mare, d'altra parte, in linea d'aria è a poche decine
di metri: ispirarsi a quel tipo di paesaggio non doveva essere
difficile. Poi altre decorazioni: soprattutto spighe e motivi
floreali. Probabilmente la tomba era arricchita da una statua:
durante gli scavi è stata trovata una mano di marmo.
Ma durante gli interventi sono affiorate altre testimonianze.
Quella che sta incuriosendo di più è una lapide dedicata da un
liberto al suo patrono. Anche lui liberto, ma uomo di grande
prestigio: era il capo di quello che oggi si potrebbe chiamare
Archivio di stato, deposito di tutti i documenti ufficiali che
riguardavano la provincia di Sardegna.
Durante gli scavi sono state trovate altre tombe, nelle prossime
settimane si eseguiranno i sondaggi.
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