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I nuraghi si candidano a diventare patrimonio Unesco

Depositata l'istanza per l'inserimento nella "tentative list"

di Roberto Murgia CAGLIARI

CAGLIARI - L'unico bene culturale sardo incluso nella lista del Patrimonio Unesco è il complesso archeologico di Su Nuraxi a Barumini. Ma l'insieme di ricchezze prodotte dalla civiltà nuragica nell'Isola è enorme: non esiste un territorio di dimensioni analoghe, ben 24mila chilometri quadrati, dove un ciclo ininterrotto di civiltà abbia lasciato tante testimonianze architettoniche. E tutte potrebbero presto entrare nella "magica" lista Unesco: 3500 Domus de Janas, interi campi e isolati Menhir, necropoli scavate nella roccia viva, circa 10mila torri nuragiche, semplici o complesse, le Tombe dei Giganti, sacrari federali e una rete di pozzi, fonti e opere idrauliche.

L'istanza per l'inserimento nella "tentative list" dei beni richiedenti la nomina quale Patrimonio culturale dell'Umanità è stata appena depositata. E ci sono buone probabilità di vittoria visto che questo potenziale di attrattività nel Mediterraneo è comparabile solo con l'Egitto dei Faraoni. La Sardegna è un Museo aperto che si sviluppa in gran parte nelle zone interne meno note ai viaggiatori, ma che grazie al "marchio" Unesco sarebbero riconosciute agli occhi del mondo intero con le evidenti ricadute economiche e sociali, specie in termini turistici, che questo comporterebbe per l'Isola.

Il progetto è stato illustrato oggi dal comitato promotore "Sardegna verso l'Unesco". "L'idea dell'inclusione nasce dalla presa di coscienza dell'importanza che negli ultimi decenni i monumenti nuragici hanno assunto per i sardi, quali segni fondamentali della loro identità", spiega il referente Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori, il partito promotore di un'iniziativa poi condivisa a livello trasversale da tutte le forze politiche dell'Isola. L'istanza è forte di mozioni già deliberate da 200 Consigli comunali, dalla stessa Assemblea regionale e del patrocinio della Regione.

"La sfida che abbiamo davanti, in un momento storico come quello attuale rappresenta un'occasione unica che la Sardegna - chiarisce Costa - non può perdere per realizzare il suo sogno di avere una economia che non sia più dipendente dal residuo fiscale delle regioni più ricche ma che tenda verso l'autosufficienza". L'idea, rivela infine l'esponente della maggioranza, "è già stata salutata positivamente da molte altre Regioni che in queste settimane hanno mostrato interesse verso la nostra iniziativa, ritenendola una best practice da replicare".

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