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In mostra gli Oggetti migranti di Peggy Guggenheim

In mostra gli Oggetti migranti di Peggy Guggenheim

A Venezia collezione arte non occidentale

VENEZIA, 08 febbraio 2020, 18:26

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Roberto Nardi) Nel 1959, una decina d'anni dopo la decisione di stabilirsi 'quadri e bagagli' a Venezia, sistemando nel palazzo sul Canal Grande i Picasso, i surrealisti e le opere del suo "protetto" Pollock, Peggy Guggenheim acquista a New York il suo primo nucleo di oggetti d'arte non occidentale, dall' Africa all'Oceania alle Americhe. "Dodici fantastici oggetti" scrive nelle sue memorie; nucleo primario di una "nuova" collezione, accanto e in sintonia con quella dedicata alle massime espressioni delle avanguardie del '900, che nel giro di poco meno di un decennio aumenta di numero.
    Dal 15 febbraio al 14 giugno, 35 opere non occidentali raccolte da Peggy saranno esposte nella mostra "Migrating objects", nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni.
    A dare solo ascolto alle parole della collezionista-mecenate riguardo alle ragioni dell'acquisto - "Non riuscii a comprare niente di ciò che volevo, così mi dedicai a un altro campo" (Una vita per l'arte, Rizzoli) - forse il team di esperti che ha curato la mostra non avrebbe lavorato due anni prima di alzare il velo su una esposizione solo apparentemente "di nicchia". Nel porsi in relazione con oggetti che originariamente avevano funzioni ben diverse da quelle di essere collezionate - maschere tribali, sculture funebri, copricapo per cerimonie religiose e tanto altro - forse in Peggy scattavano altre "molle". Sullo sfondo da non escludere un gesto di ripicca verso l'ex marito, l'artista surrealista Max Ernst, che aveva riempito di questi artefatti la loro casa newyorkese negli anni '40 prima della separazione, o le suggestioni di come questi oggetti erano entrati negli studi degli artisti del suo cotè, che se ne erano poi appropriati per i loro lavori - in primis Picasso
   

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