di Redazione ANSA

Bei e Commissione Ue: prestiti più facili per l’agricoltura

Sono 1.518 i progetti finanziati a condizioni vantaggiose per gli agricoltori in Italia, grazie agli interventi iniziati nel 2016-2017 dalla Banca europea degli investimenti (Bei) a sostegno delle Pmi agricole. Si tratta dei primi risultati concreti di un approccio nuovo delle istituzioni europee al supporto al settore primario, che aggiunge ai tradizionali aiuti Ue strumenti per facilitare l’accesso al credito delle Pmi, in difficoltà quando fanno domanda per un finanziamento in percentuale maggiore rispetto agli altri comparti dell’economia.

In Europa, il tasso di progetti finanziati sulle domande presentate è del 76% per le Pmi agricole contro l’84% delle Pmi di altri settori, si legge nel rapporto realizzato da FI-Compass (la struttura di Commissione e Bei che offre assistenza tecnica sugli strumenti finanziari targati Ue). Una situazione che rende il rapporto degli agricoltori con le banche piuttosto difficoltoso: solo il 16,7% delle Pmi agricole ha chiesto un prestito nel 2017, a fronte del 24% delle altre Pmi. Un agricoltore su dieci in Europa in banca neanche ci va, per il timore di vedersi respinta la domanda. E per i giovani è molto peggio. Nel 2017, il 27% degli imprenditori agricoli europei under 40 si sono visti rifiutare la richiesta di prestito, contro il 9% delle altre aziende agricole.

Una scossa al sistema del credito

Una scossa al sistema del credito

La Commissione europea e la Bei hanno iniziato a pensare a strumenti per agevolare l’accesso al credito degli agricoltori dal 2014. Ma è stato solo dopo il lancio del cosiddetto piano Juncker per gli investimenti strategici che sono partite le prima iniziative concrete, a partire dal 2016.

E’ il “percorso già fatto in altre politiche europee, come quelle regionali”, spiega Daniel Rosario, portavoce della Commissione europea per l’agricoltura e il commercio. “La ragione è semplice – aggiunge – trovare risorse per sostenere gli agricoltori europei” sfruttando “l’effetto leva per mobilitare anche finanziamenti dal settore privato, e così facilitare l’accesso degli agricoltori al credito necessario per realizzare i loro progetti”.

“Secondo le nostre stime – prosegue Rosario – se tutto va secondo i piani entro la fine dell’anno avremo mobilitato tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro per prestiti a condizioni vantaggiose agli agricoltori”. Per far marciare la macchina però servono soprattutto le banche “che devono offrire prodotti finanziari in grado di creare l’interesse degli agricoltori”, e le autorità pubbliche “che devono lavorare insieme alle banche per rendere accessibili questi strumenti e perché gli agricoltori sappiano che queste opportunità esistono e sono disponibili”. E’ dagli anni 2000, infatti, che la Politica agricola comune offre la possibilità di integrare fondi pubblici e privati grazie alla finanza. Ma solo oggi queste iniziative stanno decollando. Di recente, la Bei ha approvato linee di credito per un miliardo di euro per le aziende agricole Ue, di cui almeno il 10% dovrà essere destinato ai giovani agricoltori.


Agricoltori e banche

Agricoltori e banche

La Bei opera per creare le condizioni tecniche perché le banche si interessino di più al settore agricolo. Nell’accesso al credito da parte delle aziende agricole si presenta un evidente “divario di mercato” spiega Anna Fusari, responsabile Bei per i rapporti con le banche e le imprese italiane. Perché le aziende agricole sono di solito “molto piccole e usano una contabilità semplificata che rende più complicata la comprensione del rischio di investimento da parte delle banche, che nella maggior parte dei casi finiscono per sovrastimare il rischio di investimento”, applicando condizioni meno vantaggiose rispetto alle imprese di altri settori.

A partire dal 2016, in Italia Bei ha approvato linee di credito per complessivi 650 milioni attraverso un gruppo di banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, Ubi, Banco popolare Emilia Romagna). Quando aderiscono al programma Bei le banche si impegnano a raddoppiare l’entità del supporto utilizzando fondi propri, a trasferire il vantaggio finanziario in forma di condizioni di prestito vantaggiose alle imprese e ad erogare finanziamenti a medio termine. Vale dire che il prestito può essere restituito in 12 o 15 anni, tempi più lunghi rispetto alla media di mercato. Nel 2017, la Bei ha approvato un programma di finanziamento per complessivi 400 milioni con erogazione diretta per finanziare progetti promossi da aziende e cooperative agricole, e imprese operanti nel settore della bioeconomia. Un terzo strumento Bei, è la piattaforma di garanzia multiregionale che poggia sull’utilizzo dei fondi dello sviluppo rurale.


Il ruolo del pubblico: la piattaforma regionale di garanzia in Italia

Il ruolo del pubblico: la piattaforma regionale di garanzia in Italia

L’Italia è pioniera nell’integrazione di fondi pubblici e privati a sostegno degli agricoltori. A due anni dalla sua presentazione ufficiale al Vinitaly 2017 è pronta a partire partita la piattaforma multi-regionale di garanzia per le Pmi dell'agroalimentare, unica nel suo genere in Europa perché mette insieme numerosi soggetti diversi tra loro. Il Fondo europeo degli investimenti (che fa parte del Gruppo Bei), otto regioni (Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Campania, Calabria e Puglia) che impegnano fondi dei programmi di sviluppo rurale, e sette banche (Credem, Creval, Banca Cambiano 1884, Banca popolare pugliese, Banca popolare di Puglia e Basilicata, Montepaschi Siena e Iccrea) contribuiscono a un fondo di garanzia per complessivi 400 milioni per prestiti a condizioni vantaggiose per imprenditori agricoli e Pmi agroalimentari.

L’esigenza principale è aumentare il sostegno agli investimenti. “Nella nostra regione c’è una grande propensione agli investimenti in aziende agricole e della piccola trasformazione alimentare – spiega il direttore agricoltura e sviluppo rurale della Regione Toscana Roberto Scalacci – che non abbiamo potuto completamente soddisfare con le tradizionali misure del piano di sviluppo rurale. Abbiamo pensato che attraverso questi strumenti di agevolazione dell’accesso al credito per gli agricoltori si potesse soddisfare questa domanda”.

“Stiamo parlando di uno strumento che non è un classico bando Psr”, prosegue Scalacci. E’ anzi qualcosa di radicalmente innovativo, anche se piuttosto complesso, soprattutto tenuto conto della quantità di soggetti coinvolti e delle specifiche esigenze dei diversi alcuni territori. Ma una volta messo a punto ha alcuni vantaggi. Le regioni impegnano una piccola parte dei fondi dello sviluppo rurale e, grazie allo strumento finanziario, possono sfruttare l’effetto leva e aumentare le risorse. La Regione Toscana ha partecipato al fondo di garanzia con una quota di poco meno di 10 milioni di euro e si attende prestiti erogabili per 60 milioni. Il prestito va onorato, ovviamente, ma così si spingono gli agricoltori a confrontarsi con il mercato, presentando progetti sostenibili, oltre che innovativi e competitivi, con prestiti che possono essere pari al 100% dell’investimento e fondi a disposizione sin da subito. Cosa che non accade con molti bandi del Psr.

Il prossimo passo potrebbe essere un prodotto finanziario che consente di legare tempi e somme del rimborso all’andamento dei prezzi. Se oggi gli agricoltori sono molti più esposti alle fluttuazioni del mercato, l’idea allo studio di Bei e Commissione europea è far sì che la restituzione del prestito “sia rallentata o ridotta d’importo, o che si attivino dei periodi di grazia in caso di calo temporaneo dei prezzi”, spiega Anna Fusari. Lo strumento è stato sperimentato, con il nome di Milkflex, da una cooperativa irlandese negli anni più duri della crisi del latte, nel 2015. Dall’anno scorso il prodotto è stato reso disponibile a tutte le cooperative produttrici di latte in Irlanda, a sostegno di investimenti per l’ammodernamento delle aziende, energie rinnovabili, e riduzione impatto ambientale.

Per saperne di più:
- Sondaggio FI-Compass su accesso al credito aziende agricole
- Strumenti finanziari per contrastare l’instabilità dei prezzi
- Il programma Bei da un miliardo
- Il patto Bei-Regioni italiane