di Redazione ANSA
Le iniziative Ue per una maggiore equità nei passaggi dal campo alla tavola

Come ti aggiusto la filiera alimentare in tre mosse

A partire dal gennaio 2021, gli Stati membri dovranno notificare all'Ue dati sui ‘prezzi intermedi’ nella catena di approvvigionamento alimentare, quelli cioè relativi alle fasi della trasformazione alimentare e della vendita al dettaglio. Il provvedimento chiude il cerchio degli interventi che il commissario Ue all’agricoltura Phil Hogan ha proposto per concretizzare una distribuzione più equa del valore nella filiera alimentare. Termine con il quale si intende l’insieme di soggetti e transazioni commerciali che portano i prodotti dal ‘campo alla tavola’ o, come dicono i francesi, ‘dal forcone alla forchetta’.
L’azione della Commissione si è articolata attraverso tre iniziative principali. La prima è stata il regolamento cosiddetto Omnibus, che rafforza il potere contrattuale delle organizzazioni dei produttori nei confronti degli altri partner della filiera alimentare, in particolare industria della trasformazione e supermercati. La seconda, la direttiva contro le pratiche commerciali sleali nel settore alimentare, mette al riparo agricoltori e piccola industria alimentare dagli abusi dei contractors più grandi. La direttiva vieta comportamenti scorretti che sono specifici e ricorrenti del settore agroalimentare, non coperti dalla legislazione antitrust convenzionale. Si tratta di ritardati pagamenti o cancellazione di ordini last minute su prodotti deperibili, pratiche che scaricano sui fornitori gran parte del rischio di mercato e non sono sanzionabili con l’abuso di posizione dominante, codificata dal diritto antitrust. La terza e ultima iniziativa è, appunto, un regolamento che ha lo scopo di fare luce sul meccanismo di formazione dei prezzi dal campo alla tavola.

 

Pubblicato il 27 ottobre 2019, ultima modifica il 4 maggio 2020

Il punto di vista degli agricoltori

Dal campo alla tavola

Paulo Gouveia segue la questione per le organizzazioni Copa e Cogeca, che rappresentano aziende agricole e cooperative agroalimentari, e riassume così la situazione: tutti sanno quanto costano le materie prime, e anche per i prezzi al consumo c’è abbondanza di informazioni, ma non è così nelle fasi intermedie. “La difficoltà che abbiamo affrontato per anni è che tutti conoscono i prezzi delle materie prime agricole, ma quello che succede dopo è una specie di buco nero”, racconta. In altri termini, c’è un’asimmetria di informazioni tra le componenti della filiera. Con l’iniziativa Ue si cerca di riequilibrare questa asimmetria. “Le informazioni saranno più chiare per tutti gli operatori della filiera – aggiunge Gouveia – non solo per gli agricoltori, in modo che possiamo prendere decisioni migliori per le loro imprese. E di questi dati abbiamo bisogno se vogliamo un’equa distribuzione del valore e non come ora che gli operatori delle fasi finali della filiera (cioè i supermercati, ndr) hanno informazioni sull’interezza degli scambi, e gli altri invece no”.


“Stiamo fornendo un quadro di regole per portare alla luce informazioni che già esistono” dichiara Daniel Rosario, portavoce della Commissione europea per l’agricoltura e il commercio. “Abbiamo già diversi strumenti di trasparenza di questo tipo per i mercati agricoli, come i volumi prodotti, tendenze del consumo, ma nulla sulla formazione dei prezzi. Ecco perché renderemo pubbliche queste informazioni, così che i produttori possano fare scelte informate”.


C’è chi dice no

Dal campo alla tavola

"Non c’è un vero problema trasparenza nella formazione dei prezzi, fonti di informazione esistono già a tutti i livelli, dal locale all’internazionale, alcune a pagamento, altre pubbliche e gratuite. Semmai c’è il problema inverso, una grande quantità di informazione in cui bisogna sapersi districare”. A parlare è Francesca Bignami, di FoodDrinkEurope. L’organizzazione europea di categoria dell’industria della trasformazione alimentare ha appoggiato esplicitamente solo l’iniziativa sulle pratiche commerciali sleali. All’inizio era a favore dell’autoregolamentazione, “ma ci siamo resi conto che non è sufficiente” e ha favorito e partecipato all’elaborazione della direttiva, che prevede divieti, sanzioni e autorità specifiche per far applicare le regole. Ma nell’industria alimentare domina lo scetticismo sulla reale efficacia della pubblicazione dei prezzi intermedi, che potrebbe essere controproducente, creando “problemi di competitività”.

La tesi di FoodDrinkEurope è che invece di “rinforzare il potere negoziale degli agricoltori nella contrattazione con gli altri attori della filiera” si finirà per rivelare “informazioni riservate alla grande distribuzione organizzata o ai concorrenti dei paesi terzi col risultato di aumentare il potere negoziale di questi ultimi, non degli agricoltori”. Senza contare che “su alcuni prodotti molto standardizzati come la farina, si rischia di creare dei benchmark, nel senso che tutti potrebbero allinearsi ai prezzi pubblicati”.

“Le informazioni saranno raccolte da operatori e Stati membri e le cose saranno gestite in modo da non violare le regole di confidenzialità e le norme sulla concorrenza – assicura Gouveia – e in ogni caso le informazioni più chiare servono a tutti gli operatori, non solo per gli agricoltori”. Basta la pubblicazione di dati a far sì che le parti più deboli della filiera possano accedere a un compenso equo? “Vedremo – risponde Rosario – chiaramente stiamo colmando un divario, aggiungendo un elemento che manca per affrontare in modo concreto la diffusa preoccupazione secondo la quale gli agricoltori molto spesso non hanno una remunerazione equa per ciò che producono”.

Infografica: https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/food-farming-fisheries/news/presentations/market-transparency-infography_en.pdf