La dichiarazione sull'impatto economico del divieto russo rispetto ai prodotti agricoli e agroalimentari europei, é stato sottoscritto dai ministri dell'agricoltura di Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Fonti europei sottolineano che alcuni Stati membri non firmatari ne condividono comunque il contenuto. "Nonostante la misure adottate nel corso degli ultimi mesi - si legge nella dichiarazione dei 22 ministri - le condizioni economiche di alcuni prodotti del settore ortofrutticolo sono ancora in affanno. Inoltre, gli scambi zootecnici - in particolare di prodotti lattiero caseari, la carne di manzo e di maiale - sono notevolmente interrotti, con prezzi che registrano una chiara tendenza al ribasso. Le difficoltà economiche che questa situazione sta causando possono mettere a rischio un numero significativo di allevamenti già vulnerabili".
In questo contesto i ministri chiedono alla Commissione Ue "di controllare con cura la situazione del mercato e di riferire regolarmente al Consiglio sull'evoluzione della situazione nei diversi settori. L'Esecutivo Ue - aggiungono - deve essere, se necessario, in grado di adottare rapidamente ulteriori misure per prevenire un approfondimento della crisi. Ciò richiede - proseguono - una chiara identificazione della provenienza delle risorse di bilancio dedicate a questo tipo d'azione, e per questo i necessari stanziamenti devono essere previsti nel budget 2015".
Insomma, per i 22 ministri dell'agricoltura, Bruxelles deve tenere la parola e far ricadere nel bilancio dell'Ue per il 2015 "i costi delle misure a sostegno del settore (causa l'embargo russo ndr) già concordate per l'ortofrutta e per i prodotti lattiero caseari. La riserva 2015 per le crisi nel settore agricolo non deve essere utilizzata per il finanziamento di tali misure".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA