Toccherà poi a Stati membri e regioni adattare e impiegare questo modello per creare i propri strumenti finanziari, come fondi di garanzia o fondi rotativi, sostenuti dai soldi dei loro programmi di sviluppo rurale, per garantire i prestiti destinati a investimenti per migliorare performance, processi di trasformazione o il marketing delle attività agricole, favorire la nascita di start up o altri investimenti nel settore.
Secondo Phil Hogan, commissario europeo all'agricoltura, gli Stati membri "devono decidere di creare strumenti finanziari nei propri programmi di sviluppo rurale, a seconda dei propri bisogni" e con questo sistema "possono trasformare un euro di denaro pubblico in due, tre euro o anche di più di prestiti garantiti per aiutare i nostri agricoltori o altri imprenditori rurali per creare crescita e occupazione". Una possibilità poco sfruttata finora dalle autorità nazionali e locali, stando ai nuovi programmi di sviluppo rurale inviati a Bruxelles per il periodo 2014-2020.
"La necessità di investire nelle economie rurali Ue è enorme, mentre gli aiuti pubblici sono limitati da risorse finanziarie scarse" ha aggiunto il vice presidente della Bei, Wilhelm Molterer, convinto che "quello di cui c'è bisogno quindi è una maniera intelligente di usare i soldi pubblici, per attrarre investitori privati e sbloccare investimenti". (ANSA)
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