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Clima-Energia 2030: leader Ue cercano difficile accordo

Si continua a trattare per sciogliere nodi ancora su tappeto

Redazione ANSA BRUXELLES

BRUXELLES - Il raggiungimento di un complesso quanto delicato accordo sulla strategia europea in materia di clima-energia per il 2030 resta in bilico. Il compito di sciogliere i nodi ancora in sospeso è ora nelle mani dei leader dei 28 Stati membri dell'Ue, riuniti a Bruxelles in un vertice impegnato, su questo fronte, in una corsa contro il tempo. La conferenza Onu sul clima di Parigi del 2015 è dietro l'angolo, l'agenda del summit Ue di dicembre già piena, mentre le imprese aspettano linee guida in campo energetico.

"I colloqui non saranno facili e non posso ancora dire se arriveremo ad una conclusione" ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel al suo ingresso, raffreddando le aspettative. "Non sono molto ottimista, i punti di vista degli uni e degli altri sono ancora lontani" ha dichiarato il premier olandese, Mark Rutte. Non si arrende e continua invece a vedere "un accordo in vista" il presidente francese Francois Hollande, che preme per non arrivare a mani vuote alla prossima conferenza Onu di Lima, con il compito di spianare la strada alla tappa successiva di Parigi 2015. "Se non arriviamo ad un accordo a Bruxelles, dove sono i Paesi più avanzati, come facciamo a convincere i cinesi e tutti gli altri?" si è chiesto Hollande, spiegando che da parte sua sta facendo "tutto il possibile per arrivare ad un'intesa, insieme a Germania e Gran Bretagna".

Nel precario equilibrio raggiunto fra i vari tasselli del mosaico, nella bozza di conclusioni dei 28 i punti ancora in sospeso rimangono sostanzialmente tre: i meccanismi per la "ripartizione degli sforzi" nei settori non coperti dal mercato europeo della CO2 (Ets), agricoltura e trasporti in primis; il target "indicativo" a livello Ue dell'efficienza energetica, che ancora oscilla fra il 27% e il 30%; l'obiettivo delle interconnessioni della rete elettrica rispetto alla produzione installata per realizzare un vero mercato unico dell'energia. Quest'ultimo fattore interessa soprattutto la penisola iberica, che con gli attuali progetti in pista non arriva nemmeno al 5%.

Dopo i vari trilaterali con Spagna e Francia, il Portogallo minaccia il veto e potrebbe riottenere il target del 15% di interconnessioni per il 2030, anche se non vincolante, che si accompagna a quello del 10% già fissato per il 2020, ritenuto da molti Paesi, soprattutto la Francia, "già sufficiente". Il travagliato pacchetto include pure il dossier 'sicurezza energetica', con un capitolo tutto dedicato al gas, in cui i 28 concordano sulla realizzazione di "progetti critici" di interesse comune, a partire dal corridoio Nord-Sud, più il miglioramento della capacita' di stoccaggio per affrontare le emergenze. Il Consiglio Ue comunque farà di nuovo il punto sull'intero quadro dopo la conferenza Onu di Parigi del 2015.

Per alcuni, "a seconda delle ambizioni espresse dagli altri Paesi, l'Unione europea potrebbe decidere delle modifiche" riferiscono fonti comunitarie, mentre per altri "non andremo a ridiscutere l'impianto già deciso". La partita insomma non è comunque destinata a finire con questo vertice. Di sicuro toccherà alla nuova Commissione Ue targata Juncker, il duro compito di proporre le misure per realizzare i tanto controversi obiettivi.

 

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